Farmaci
31/03/2023

Dermatite atopica, disponibile in Italia abrocitinib per pazienti over 18

Prurito intenso e incessante, dolore, insonnia, autoisolamento, stress e stigma sociale interessano, in Italia, oltre 35.000 bambini e adulti che convivono con una forma severa di dermatite atopica. Questa malattia cutanea infiammatoria cronica condiziona pesantemente le attività diurne e notturne dei pazienti ma la ricerca in questo campo ha compiuto notevoli progressi nell'ultimo decennio e sempre più numerose sono le terapie a disposizione degli specialisti e dei pazienti. La più recente è abrocitinib, Jak (janus chinasi) -inibitore di cui l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha previsto il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale (G.U. del 27 gennaio 2023) per i pazienti adulti con dermatite atopica severa candidati a terapia sistemica. Si tratta di una nuova opzione terapeutica da somministrare per os unum/die che, secondo gli esperti, potrà «rivoluzionare la gestione clinica della dermatite atopica, consentendo di raggiungere risultati che fino a poco tempo fa sembravano irraggiungibili». Se n'è discusso in occasione di un incontro web al quale hanno partecipato alcuni tra i massimi esperti italiani del settore.

«La dermatite atopica, definita anche come eczema atopico» ha spiegato Giuseppe Monfrecola, presidente Sidemast (Società italiana di Dermatologia e Malattie sessualmente trasmesse) «è stata considerata fino a pochi anni fa una patologia esclusiva dell'età pediatrica. Ma non è così: oggi è noto che la malattia si manifesta tipicamente nei primi mesi di vita, ma può proseguire nell'adolescenza e nell'età adulta o può insorgere ex novo in adulti e addirittura dopo i 65 anni di età». In particolare, «in Italia la dermatite atopica colpisce l'età pediatrica con percentuali del 15% circa, e con percentuali dell'8-10% in giovani/adulti» ha aggiunto. I pazienti affetti da questa patologia dermatologica, ha specificato Monfrecola, «è dovuta a un pattern genetico - dimostrato anche da una certa familiarità - che spiega il fatto che sia cronica e che sostiene due elementi principali: da una parte il difetto di barriera dello strato corneo verso il mondo esterno, dall'altro una reattività, ossia una propensione all'infiammazione, molto più spiccata del normale. Questi due aspetti sono interconnessi: a una maggiore vulnerabilità della pelle agli agenti esterni corrisponde una risposta infiammatoria cutanea molto più esasperata, determinata da uno sbilanciamento del sistema immunitario che determina una sovraproduzione di citochine proinfiammatorie, delle quali le principali sono l'Interleuchina-4 (Il-4), l'Il-5 e l'Il-13. Inoltre, questi pazienti sintetizzano pochissimi peptidi antimicrobici e hanno un'alterazione del microbiota cutaneo; questi due fattori condizionano l'ipercolonizzazione (non un'infezione) della superficie esterna cutanea da parte dello Stafilococco aureo che contribuisce anch'essa alla situazione proinfiammatoria». La dermatite atopica, ha proseguito il presidente Sidemast, «può perdurare per tutta la vita con fasi alterne di remissione e riacutizzazioni, manifestandosi con arrossamenti molto estesi accompagnati da intenso e persistente prurito e/o bruciore e tutto il quadro è accompagnato da una marcata secchezza cutanea. Può interessare testa, tronco e arti ma spesso le sedi maggiormente colpite sono anche quelle più visibili: volto, collo, mani; a causa di questa sua visibilità e del forte prurito, la patologia ha un pesante impatto sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie».

In fase acuta la dermatite atopica, che ha un andamento altalenante e può favorire le allergie (non il contrario), si presenta con arrossamenti spesso associati a vescicole essudative. Nel tempo le lesioni progrediscono e diventano squamose, mantenendo l'arrossamento cutaneo. Il prurito molto intenso, come accennato, è il sintomo principale. Per una persona con dermatite atopica anche azioni normali per chiunque, come un bagno al mare o in piscina, fare jogging, passeggiare in un parco, possono essere attività sconsigliabili. La malattia, è stato inoltre sottolineato, si ripercuote sulla sfera interpersonale e lavorativa a causa dello stigma sociale conseguente alle manifestazioni cutanee, che colpiscono aree visibili come il volto, il collo, le mani. Il paziente e la famiglia devono confrontarsi con questa malattia, che non è contagiosa né infettiva, per molti anni e, nel peggiore dei casi, per tutta la vita. L'utilizzo di abrocitinib potrebbe però «contribuire al miglioramento della qualità di vita per molti pazienti» con dermatite atopica moderata e grave.

«Abrocitinib è un Jak-inibitore orale, assunto con una sola somministrazione al giorno, che agisce bloccando una Janus chinasi che interviene nella trasduzione delle citochine infiammatorie della dermatite atopica, quali appunto l'Il-4, l'Il-5 e l'Il-13» ha affermato Giampiero Girolomoni, direttore Uoc di Dermatologia e Malattie veneree dell'Azienda ospedaliera di Verona. «Si tratta di un antinfiammatorio specifico per questa malattia della pelle, che agisce bloccando sia i mediatori dell'infiammazione sia i mediatori del prurito: in questo modo riduce sia l'infiammazione cutanea sia il forte prurito. L'effetto è abbastanza rapido e, nel giro di pochi giorni, i pazienti riscontrano un miglioramento della sintomatologia. Abrocitinib va somministrato a pazienti selezionati e monitorati, giovani/adulti (dai 18 anni di età) colpiti da una malattia più grave. Sei sono gli studi che sono stati condotti per valutare l'efficacia e la sicurezza del farmaco, condotti in modo rigoroso su vaste popolazioni, controllati e randomizzati, verso placebo o verso altri farmaci attivi di riferimento, che hanno dimostrato la superiorità di abrocitinib nella risoluzione precoce di segni e sintomi e un'ottima tollerabilità. Il farmaco può essere assunto per tutto il tempo opportuno, così come può essere interrotto e ripreso a seconda delle necessità. Si inizia la terapia con una dose un po' più alta e man mano si riduce il dosaggio in base alla risposta del paziente, fino ad arrivare a una dose di mantenimento». Il fatto che il farmaco sia somministrato per via orale, e non sottocutanea, favorisce notevolmente l'aderenza al trattamento da parte del paziente, ha aggiunto Girolomoni.

La diagnosi di dermatite atopica è in genere tardiva; spesso entra in diagnosi differenziale con altre patologie cutanee come, per esempio, la dermatite seborroica o la psoriasi. Quanto alla prognosi, la dermatite atopica può migliorare o scomparire entro i primi 5 anni di età ma le riacutizzazioni sono frequenti in adolescenza e nell'età adulta. La patologia, è stato nuovamente evidenziato, determina conseguenze psicologiche e sociali e sono tanti i bisogni non ancora soddisfatti. «Rispetto a 20 o 30 anni fa le cose sono migliorate, con centri di dermatologia presenti in tutto il Paese e disponibilità di molti più presidi terapeutici rispetto a prima. Ma c'è ancora molto da fare» ha sottolineato Mario Picozza, presidente Andea (Associazione nazionale dermatite atopica). «Convivere con una malattia come la dermatite atopica è una battaglia e una sfida continua. È una malattia che "si sente" e "si vede". Il paziente, a causa del prurito incessante e del dolore, non dorme e di giorno non riesce a concentrarsi, ha sonno e non può essere produttivo né a scuola né a lavoro, coinvolgendo nel disagio anche i familiari. La qualità della vita è gravemente compromessa. I risvolti psicologici sono importanti: la consapevolezza del proprio corpo, l'autostima, il distress e la paura del giudizio degli altri. Frequenti i fenomeni di isolamento sociale e di bullismo. Tutto questo genera ansia, depressione, tristezza, paura e ritiro sociale».

«Abbiamo concentrato i nostri sforzi in aree dove riteniamo di poter rispondere a importanti bisogni, come le malattie infiammatorie croniche, e abrocitinib ne è un esempio» ha infine commentato Francesca Cozzolino, direttore Inflammation&Immunology e Rare Disease di Pfizer (impegnata da anni nello studio del ruolo svolto dai Jak-inibitori nei processi infiammatori immuno-mediati) in Italia. «La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica ricorrente della pelle con una patogenesi complessa, fonte di discomfort per gli adulti tanto che si è rivelata una delle patologie cutanee con il più alto livello di disabilità nel 'Global Burden of skin disease study' del 2013. Pfizer è stata la prima azienda farmaceutica a dedicarsi allo studio del ruolo svolto dai Jak-inibitori all'interno dei processi infiammatori: si ritiene che il pathway Jak-Stat svolga un ruolo importante nei processi infiammatori in quanto coinvolto nella segnalazione di oltre 50 citochine e fattori di crescita, molti dei quali determinano patologie immuno-mediate. L'inibizione delle Jak rappresenta, quindi, una risorsa importante per lo sviluppo di nuove opzioni di trattamento a beneficio di tante persone che soffrono ogni giorno per queste patologie» ha concluso.
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