Aumenta la speranza di vita e migliorano la mortalità evitabile e quella infantile, ma peggiora la mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso negli over sessantacinque. È il quadro delineato dal dominio Salute del Rapporto Bes 2024 dell’Istat.
Gli indicatori mostrano segnali complessivamente positivi nella dinamica generale della sopravvivenza. La speranza di vita alla nascita raggiunge 84,1 anni, un valore superiore alla media dell’UE27 (81,7 anni). Anche la mortalità evitabile nella fascia zero-settantaquattro anni si colloca al di sotto del livello europeo, così come la mortalità infantile, pari a 2,5 per mille nati vivi. La combinazione di questi elementi conferma un profilo di longevità elevata e un andamento favorevole della mortalità prevenibile e trattabile.
Il Rapporto segnala però un indicatore in deciso peggioramento: la mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso nella popolazione di sessantacinque anni e più. Questo è l’unico indicatore del dominio Salute che registra un deterioramento sia nell’ultimo anno sia nel lungo periodo, delineando un trend consolidato e in controtendenza rispetto agli altri indicatori del capitolo.
Accanto all’evoluzione dei singoli indicatori, emergono differenze territoriali significative. Nei confronti regionali standardizzati, la Calabria presenta i livelli più bassi del dominio Salute rispetto alla media nazionale, mentre le Province autonome di Trento e Bolzano si collocano stabilmente su valori più elevati. La distanza fra Centro-nord e Mezzogiorno rimane marcata e omogenea, confermando una polarizzazione già evidenziata nelle precedenti edizioni del Bes.
La comparazione con l’Unione europea, limitata agli indicatori disponibili, conferma un posizionamento favorevole per l’Italia. La mortalità evitabile, la mortalità infantile e la speranza di vita risultano migliori rispetto alla media dei ventisette Paesi membri. Il Rapporto attribuisce questi risultati alla dinamica storica della sopravvivenza, alla capacità del sistema sanitario di trattare le condizioni prevenibili e ai progressi sul fronte materno-infantile.
Il quadro demografico descritto dall’Istat amplia la lettura degli indicatori sanitari. L’Italia continua a essere caratterizzata da una natalità molto bassa e da una popolazione sempre più anziana. Al 1° gennaio 2025 si stimano 4,6 milioni di persone con almeno ottant’anni, quasi 900mila ultra novantenni e 24mila ultracentenari. L’invecchiamento spinto della popolazione condiziona il profilo epidemiologico e contribuisce alla crescita della quota di grandi anziani con patologie neurodegenerative.
Il Rapporto evidenzia infine il peso delle disparità sociali e territoriali come elemento strutturale del dominio Salute. Il divario tra regioni non riguarda solo gli esiti di sopravvivenza, ma anche gli indicatori di contesto che descrivono accesso ai servizi, qualità dell’assistenza e distribuzione delle condizioni socio-economiche. Questo insieme di fattori contribuisce alla persistenza delle differenze osservate e al diverso posizionamento delle regioni nelle classifiche sintetiche del benessere.