Nella seconda parte del Talk, il dibattito si è spostato su come trasformare i risparmi generati dai biosimilari in un volano per l’innovazione terapeutica e per rafforzare la fiducia tra pazienti e sistema sanitario.
Ida Fortino (Regione Lombardia) ha raccontato come nella sua regione le risorse liberate vengano reinvestite in nuove terapie, ribadendo il principio della continuità assistenziale e il ruolo complementare del farmacista nel supporto al paziente.
Il farmacista non può sostituirsi al clinico, ma deve supportare il paziente, ascoltarlo e facilitare l’aderenza. Ha poi affrontato il tema della sostenibilità in relazione al rischio di carenze strutturali di farmaci, proponendo un patto nazionale tra industrie, istituzioni e pazienti, e auspicando una revisione del sistema di gara in chiave innovativa. Ugo Trama, nel suo secondo intervento, ha riportato l’attenzione sull’appropriatezza delle cure, evidenziando come il farmaco sia uno degli strumenti su cui è possibile agire con maggiore precisione. La disponibilità di terapie efficaci oggi deve tradursi in un uso tempestivo e mirato, soprattutto nella fase precoce della malattia. Investire in percorsi strutturati, strumenti digitali e modelli di presa in carico precoce – ha indicato – consente non solo una migliore efficacia clinica ma anche un risparmio per il sistema, evitando l’impiego di terapie più costose in pazienti ormai complessi.
Antonella Celano ha ribadito la necessità di strutturare tavoli di governance partecipata, dove pazienti, clinici, farmacisti e decisori possano dialogare in modo continuo. Non si può continuare a parlare di engagement e poi lasciare il paziente all’oscuro di cosa accade tra medico e farmacia. Occorre informare, educare, comunicare, anche con strumenti semplici come leaflet o video, investendo su nuove compagne di comunicazione, al fine di evidenziare il valore del farmaco biosimilare per l’accesso alle terapie e non come semplice azione di risparmio per il SSN. Valeria Corazza ha sottolineato l’importanza di rafforzare l’autorevolezza delle associazioni, che devono poter spiegare al paziente le ragioni delle scelte terapeutiche. Non si tratta solo di diritto, ma anche di doveri: se viene prescritto un farmaco, il paziente deve essere in grado di capirlo e assumerlo, anche per evitare gli effetti nocebo. Salvo Leone ha presentato i primi dati di un’indagine condotta su oltre 1500 pazienti con malattie infiammatorie: il 73% non sa distinguere tra biologico e biosimilare. Un dato preoccupante che rivela un fallimento della comunicazione, ma anche un’opportunità per migliorare l’alleanza terapeutica, puntando sulla formazione tra pari e sul coinvolgimento dei farmacisti e dei medici di medicina generale.
In chiusura del Talk, Santangelo ha ripreso la parola per sintetizzare i temi emersi, ribadendo con forza che il comparto industriale vuole essere interlocutore attivo e responsabile in un percorso condiviso con istituzioni e pazienti, contribuendo con proposte concrete a migliorare la programmazione e garantire continuità, qualità e prossimità nella cura.
Santangelo ha posto l’accento su una delle principali criticità emerse: la carenza di farmaci, che mina direttamente l’accesso del paziente alla terapia. Per affrontarla, ha proposto una programmazione delle gare più strutturata e basata sulla Legge 232, superando logiche esclusivamente economiche, e favorendo un mercato più stabile e attrattivo.
Santangelo ha ricordato che i biosimilari non sono una soluzione automatica, ma uno strumento che consente al sistema di trattare più pazienti e liberare risorse da reinvestire in terapie innovative, nella direzione della personalizzazione delle cure.
Infine, ha sottolineato che iniziative di confronto come questo Talk sono essenziali per costruire cultura e consapevolezza. Egualia e Italian Biosimilars Group, ha detto, intendono continuare a promuovere questi momenti di dialogo per contribuire attivamente a un sistema sanitario che metta al centro il valore: non solo economico, ma soprattutto clinico, relazionale e umano.
Il biosimilare è uno strumento strategico per garantire sostenibilità, libertà prescrittiva e coinvolgimento del paziente, tre elementi imprescindibili per costruire un sistema sanitario moderno, equo ed efficace, ha concluso.