La forza lavoro infermieristica globale è cresciuta da 27,9 milioni nel 2018 a 29,8 milioni nel 2023. Ma le disparità nella disponibilità di personale restano ampie e rischiano di frenare gli obiettivi di salute universale. Lo segnala il rapporto State of the World’s Nursing 2025, pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dal Consiglio internazionale degli infermieri (Icn) e da altri partner, in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere.
Secondo i dati, la carenza globale di infermieri è scesa da 6,2 milioni nel 2020 a 5,8 milioni nel 2023, con una previsione di ulteriore calo a 4,1 milioni entro il 2030. Tuttavia, il 78% degli infermieri è concentrato in Paesi che rappresentano solo il 49% della popolazione mondiale.
I Paesi a basso e medio reddito faticano a formare, impiegare e trattenere infermieri nei propri sistemi sanitari e dovranno aumentare gli investimenti nazionali per creare e sostenere posti di lavoro. Nei Paesi ad alto reddito, la sfida riguarda invece l’invecchiamento del personale e la forte dipendenza da infermieri formati all’estero: il 23% degli infermieri in queste aree è nato fuori dal Paese di impiego, contro l’8% nei Paesi a medio reddito superiore, l’1% in quelli a medio reddito inferiore e il 3% nei Paesi a basso reddito.
Le donne rappresentano l’85% della forza lavoro infermieristica globale. Il rapporto segnala che un terzo degli infermieri (33%) ha meno di 35 anni, mentre il 19% andrà in pensione entro il prossimo decennio. In 20 Paesi, soprattutto ad alto reddito, si prevede che i pensionamenti supereranno i nuovi ingressi, con possibili ricadute sull’esperienza disponibile per formare le nuove leve.
Aumentano i ruoli avanzati: il 62% dei Paesi riferisce di avere infermieri con competenze estese, in crescita rispetto al 53% del 2020. I funzionari infermieristici a livello governativo sono presenti nell’82% dei Paesi, ma solo il 25% dei Paesi a basso reddito offre programmi strutturati di sviluppo della leadership.
Restano criticità sul fronte della salute mentale degli infermieri: solo il 42% dei Paesi dichiara di avere misure di supporto, nonostante l’aumento dei carichi di lavoro e lo stress accumulato durante la pandemia di COVID-19.
L’Oms invita i governi ad agire tra il 2026 e il 2030 su sette priorità: espandere e distribuire equamente i posti di lavoro infermieristici, rafforzare i sistemi formativi, migliorare le condizioni di lavoro e il benessere, sviluppare la regolamentazione e i ruoli avanzati, promuovere l’equità di genere, preparare il personale alle sfide climatiche e digitali e sostenere la leadership nel settore.
Il rapporto si basa su dati forniti da 194 Stati membri e aggiorna il quadro globale dopo un aumento del 33% nella copertura dei Paesi rispondenti rispetto al 2020.