Mepolizumab ha ridotto del 21% il tasso annuale di riacutizzazioni moderate e severe nei pazienti con BPCO. Lo confermano i risultati dello studio di fase III MATINEE, pubblicati sul New England Journal of Medicine e annunciati da Gsk.
Nei pazienti con sola bronchite cronica, l'analisi post-hoc evidenzia una riduzione del 31% delle riacutizzazioni. Lo studio ha inoltre mostrato una diminuzione del 35% degli episodi severi che hanno richiesto il ricorso al pronto soccorso o al ricovero ospedaliero.
Condotto su 804 pazienti con infiammazione di tipo 2 e alti livelli di eosinofili, lo studio ha valutato l’efficacia di mepolizumab, anticorpo monoclonale anti-IL-5, in pazienti con bronchite cronica, enfisema o entrambe le condizioni. Il trattamento, somministrato mensilmente per 104 settimane, ha raggiunto l’endpoint primario con un rapporto di tasso di 0,79 (IC 95%: 0,66-0,94; P=0,011) rispetto al placebo. Nel sottogruppo con bronchite cronica, il rapporto di tasso è stato 0,69 (IC 95%: 0,51-0,93).
Kaivan Khavandi, SVP di GSK, ha dichiarato: "I risultati dello studio MATINEE mostrano che mepolizumab può aiutare a prevenire le riacutizzazioni, comprese quelle che portano al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero".
Frank Sciurba, Professore di Pneumologia e autore principale dello studio, ha commentato: "Lo studio MATINEE apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con BPCO e infiammazione di tipo 2".
L’incidenza di eventi avversi è risultata simile tra i gruppi (74% mepolizumab vs 77% placebo). Non sono state osservate differenze significative nei punteggi SGRQ, CAT ed E-RS.
Mepolizumab non è attualmente registrato per il trattamento della BPCO, ma sono in corso procedure regolatorie negli Stati Uniti, Cina e Unione Europea. La FDA statunitense ha fissato la data di risposta per il 7 maggio 2025.