L'Oms promuove la Giornata mondiale della salute definendo la salute come "uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale" e non semplicemente come "assenza di malattie o infermità". La Società italiana di cure palliative (Sicp), in una nota, sposa appieno questa definizione e celebra l'iniziativa lanciando un messaggio positivo e di speranza, ma anche un monito alle istituzioni. A 15 anni dalla legge sulle cure palliative persistono "diseguaglianze territoriali, la carenza di personale specializzato, la mancanza di politiche sanitarie adeguate, barriere culturali e sociali. È il momento di fare un salto di qualità, ampliando l'accesso a tutti coloro che ne hanno bisogno, inclusi i pazienti non oncologici e coloro che vivono in aree con minore copertura sanitaria", chiede la Sicp che elenca alcuni dati allarmanti. Su 590mila adulti che ne avrebbero necessità, solo 1 paziente su 4 ha effettivo accesso a percorsi specifici di cure palliative.
Per gli esperti "non c'è nessuna visione precoce del bisogno, la segnalazione verso le cure palliative è tardiva e il diritto è garantito solo a chi ha davanti a sé pochi giorni di vita. E, anche in questo caso, riguarda il 68% dei pazienti che ne hanno bisogno. I dati testimoniano la mancanza di forme condivise di cure, consulenziali e ambulatoriali, che rappresentano la parte non solo più rilevante numericamente, ma di maggior significato dal punto di vista del controllo del governo clinico di malati. E che garantirebbe una presa in carico precoce dei pazienti. Lo dimostrano i dati regionali. Soltanto 9 Regioni soddisfano pienamente il fabbisogno di équipe palliative domiciliari e solo 5 Regioni su 21 hanno strutturato l'attività di consulenza intra ed extra ospedaliera per la presa in carico precoce, 3 su 21 il livello ambulatoriale".
''Pur essendo riconosciute come un diritto universale dalla legge - dichiara Gianpaolo Fortini, presidente della Sicp - le cure palliative rimangono inaccessibili per la maggior parte delle persone che ne hanno bisogno. È un dato di fatto che continuiamo a registrare, dovuto a carenze strutturali, organizzative e culturali che limitano l'accesso ai servizi. Come società scientifica monitoriamo con attenzione e supportiamo i percorsi di accreditamento delle Reti, come sta accadendo nel Lazio che sta portando avanti un lavoro significativo con risultati che faranno da faro per le altre Regioni".