
Presentati a Milano, al Congresso europeo di Reumatologia (Eular) nuovi dati su guselkumab dallo studio di fase 3b Cosmos, che mostrano miglioramenti duraturi in tutti i domini dell'attività minima di malattia. Inoltre, analisi post-hoc degli studi di fase 3 Discover-1 e Discover-2 forniscono spunti significativi sull'importanza del processo decisionale condiviso tra medico e paziente.
In particolare, i dati dimostrano che il trattamento con guselkumab ha fornito miglioramenti duraturi in tutti i domini dell'attività minima di malattia (Mda) a fino alla settimana 48 nei pazienti adulti con artrite psoriasica (PsA) attiva che in precedenza avevano avuto una risposta inadeguata a uno o due inibitori del fattore di necrosi tumorale (Tnfi-Ir). Inoltre, da analisi post-hoc dei risultati degli studi clinici di fase 3 Discover-1 e Discover-2b, guselkumab ha dimostrato di essere associato a miglioramenti rapidi e duraturi in tutti i parametri. Questa analisi ha anche identificato i fattori che influenzano il disaccordo tra le valutazioni globali dell'attività di malattia (Gs) da parte del paziente e del medico, come il dolore riferito dal paziente, gli aspetti fisici della qualità di vita correlata alla salute e l'affaticamento. Guselkumab è il primo e unico anticorpo monoclonale completamente umano che inibisce selettivamente l'interleuchina (Il)-23 approvato per il trattamento di pazienti adulti affetti da PsA attiva. Uno studio precedente aveva dimostrato che una Mda duratura è tipicamente raggiunta solo da una minoranza di pazienti che ricevono terapie biologiche per la PsA attiva. In un'analisi post-hoc dello studio clinico di fase 3b Cosmos, guselkumab ha mostrato miglioramenti duraturi in tutti i domini della Mda fino alla settimana 48, in pazienti adulti affetti da PsA attiva e con una precedente risposta inadeguata a uno o due Tndi (n=189). Le percentuali di risposta complessiva alla settimana 24 e alla settimana 48 sono state rispettivamente: Psoriasis area and severity index (Pasi: 66,8/81,5%), Leeds enthesitis index (Lei:74,5/79,8%), numero di articolazioni tumefatte (Sic: 46,2/63,0%), Ga da parte del paziente (24,5/39,9%), Healtha questionnaire - disability index (Haq-Di: 26,1/37,0%), dolore riferito dal paziente (14,7/30,6%) e numero di articolazioni dolenti (Tjc: 14,7/28,3%). I domini valutati dal medico (Lei, Pasi e Sjc) sono stati raggiunti più rapidamente rispetto a quelli valutati dal paziente (Ga da parte del paziente, Haq-Di, dolore del paziente e Tjc).
«La valutazione dei sintomi riferiti dal paziente è una parte fondamentale della nostra ricerca che ci aiuta a rispondere alle esigenze insoddisfatte e a fornire trattamenti in grado di migliorare i risultati clinici» ha dichiarato
Laura Coates, Senior Clinical Research Fellow presso l'Università di Oxford. «Questi risultati fanno capire meglio cosa prova il paziente con artrite psoriasica e aiutano gli operatori sanitari a sviluppare schemi di trattamento personalizzati per controllare i sintomi più debilitanti e, in ultima analisi, a migliorare la qualità di vita delle persone che vivono con l'artrite psoriasica». L'importanza di un approccio personalizzato al trattamento della PsA, che dia priorità al processo decisionale condiviso e al dialogo aperto, è rafforzata da un'analisi post-hoc separata degli studi di fase 3 Discover-1 e Discover-2, che ha identificato differenze tra le valutazioni globali dell'attività di malattia da parte del paziente e del medico. I risultati hanno mostrato che, mentre i punteggi erano allineati per la maggior parte dei parametri, i pazienti hanno attribuito un peso maggiore al dolore, all'affaticamento e alla salute fisica rispetto ai medici. Guselkumab è stato associato a miglioramenti rapidi e duraturi in tutti i domini identificati, compresi quelli che determinano punteggi più alti per i pazienti rispetto ai medici, come il dolore riferito dai pazienti, gli aspetti fisici della qualità di vita correlata alla salute e l'affaticamento. Al basale, i punteggi delle Ga da parte del paziente e del medico erano simili nella maggior parte dei casi (61,2 %), con il 23,2% caratterizzato da un punteggio di Ga da parte del paziente superiore al punteggio di Ga da parte del medico. Un punteggio più alto per il paziente significa che considera questo aspetto della sua malattia peggiore rispetto al medico. Il 15,6% dei casi aveva un punteggio di Ga da parte del medico superiore al Ga da parte del paziente. La percentuale di pazienti con un punteggio di Ga da parte del paziente superiore al punteggio di Ga da parte del medico è aumentata al 39,1% alla settimana 24, mentre la percentuale di pazienti con punteggi di Ga da parte del medico superiori è diminuita all'11,2%. Il principale fattore determinante per i punteggi più elevati nei pazienti è stato il dolore, altri fattori includevano una peggiore qualità di vita correlata alla salute fisica al basale e un peggiore affaticamento alla settimana 24. Al contrario, i medici hanno enfatizzato le misurazioni oggettive della malattia, tra cui Sjc, Tjc e proteina C-reattiva elevata quando hanno valutato lo stato di malattia dei pazienti. Reazioni avverse molto comuni nei periodi controllati degli studi clinici di guselkumab sono state le infezioni delle vie respiratorie; reazioni avverse comuni sono state innalzamento del valore delle transaminasi, mal di testa, diarrea, artralgia e reazioni nel sito di iniezione. Reazioni avverse non comuni sono state infezioni da herpes simplex, infezioni da tinea, gastroenterite, diminuzione della conta dei neutrofili, ipersensibilità, anafilassi, orticaria ed eruzione cutanea.
Sempre in tema reumatologico, a Milano si è affrontato il tema del mal di schiena nei giovani, un problema da sottovalutare. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il mal di schiena è la prima causa di disabilità nei giovani adulti e di assenza dal lavoro. Colpisce 1 italiano su 2 e più dell'80% delle persone ne soffrirà almeno una volta nel corso della vita. In molti casi il dolore è di tipo meccanico, uno strappo o una lesione muscolare, ma per circa 1 persona su 5 - soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni - si tratta di un mal di schiena cronico che potrebbe essere la spia di una malattia reumatica come la spondilite anchilosante. Un test online aiuta a svelarne le cause. Spiega il prof.
Francesco Ciccia, ordinario di Reumatologia presso l'Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli: «Il mal di schiena è una patologia molto comune, ma quando il dolore perdura per oltre tre mesi, allora si parla di mal di schiena cronico. I dolori lombosacrali, tipicamente notturni e presenti a riposo o al risveglio e che si attenuano con il movimento, sono campanelli di allarme che necessitano di una valutazione specialistica reumatologica. Una diagnosi precoce è infatti fondamentale per un adeguato trattamento che impedisca l'instaurarsi di gravi danni articolari ad alto impatto invalidante. Il mal di schiena non è una diagnosi, è un sintomo che va prontamente diagnosticato e trattato». Molti giovani però lasciano passare troppo tempo prima di richiedere un consulto medico, soprattutto per la mancanza di informazioni e la sottovalutazione dei sintomi. Il risultato è che si arriva troppo tardi dallo specialista reumatologo. In alcuni casi possono volerci anche dieci anni affinché la causa del mal di schiena infiammatorio venga diagnosticata correttamente. «Un ritardo pericoloso» afferma Ciccia «perché, nel tempo, le condizioni che provocano il mal di schiena infiammatorio possono limitare i movimenti e, nei casi più gravi, causare la fusione delle ossa della colonna vertebrale, trasformandosi in una forma di spondiloartrite come la spondilite anchilosante, una malattia che colpisce in giovane età, dopo i 20 anni, e determina un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale che può causare forti dolori, mobilità ridotta e danni strutturali a lungo termine. Fondamentale una maggiore informazione tra i giovani adulti per non sottovalutare i sintomi di una possibile malattia reumatica cronica».
Il sito web Non Voltargli La Schiena (
www.nonvoltarglilaschiena.it) di AbbVie fornisce informazioni dettagliate sui differenti tipi e sulle cause del mal di schiena. Chi soffre di mal di schiena per più di 3 mesi è invitato a fare un breve test online - validato dagli esperti 6 - per verificare i sintomi, apprendere di più sulle possibili cause e approfondire l'argomento parlandone con il proprio medico. La campagna Non Voltargli La Schiena (Don't Turn Your Back On It) è un'iniziativa internazionale sviluppata in stretta collaborazione con associazioni di pazienti e specialisti da tutta Europa. In Italia, la campagna è condotta in collaborazione con l'Associazione Nazionale Malati Reumatici Anmar Onlus. «La spondilite anchilosante colpisce soprattutto i giovani adulti nel pieno della loro attività lavorativa e sociale» sottolinea
Silvia Tonolo, presidente Anmar. «Ragazzi che dovranno convivere con la malattia per tutta la vita. Il problema vero è il ritardo diagnostico - e conseguentemente terapeutico - inaccettabile che complica la gestione di una malattia così invalidante. Campagne di sensibilizzazione come Non Voltargli la Schiena sono fondamentali per informare le persone su quali siano i sintomi e i dolori riconducibili al mal di schiena cronico di natura infiammatoria. Sono altrettanto importanti le figure del medico di medicina generale che, in presenza di tali sintomi, può inviare il paziente direttamente dallo specialista reumatologo, e del farmacista dei servizi, che può intercettare i pazienti nelle fasi più precoci e consigliare di consultare il reumatologo in caso di mal di schiena che dura da diversi mesi, evitandogli così un'odissea diagnostica tra diversi specialisti prima di arrivare a quello più appropriato».