Riconoscere subito i segnali dell’ictus e agire tempestivamente può fare la differenza tra vita e disabilità. In occasione della Giornata mondiale dell’Ictus del 29 ottobre, l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ribadisce l’importanza della diagnosi precoce e della prevenzione, ricordando che nel mondo l’ictus colpisce ogni anno 15 milioni di persone, con 5 milioni di morti e altrettanti casi di disabilità permanente.
In Italia, le malattie del sistema circolatorio restano la prima causa di morte, con il 30,9% dei decessi totali nel 2022, ma i tassi di mortalità per malattie cerebrovascolari mostrano un calo costante: –14,8% tra il 2017 e il 2022 e –73,4% dal 1980.
Secondo i ricercatori Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco del Dipartimento malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento dell’Iss, questa riduzione “è il risultato di una maggiore efficacia delle misure preventive, dei trattamenti e dei percorsi riabilitativi”.
L’Iss ribadisce che l’ictus è una patologia tempo-dipendente: intervenire tempestivamente può determinare un recupero completo. I sintomi da riconoscere e che richiedono chiamata immediata al 118 sono:
• intorpidimento del viso, del braccio o della gamba, soprattutto su un lato del corpo;
• confusione o difficoltà nel parlare e comprendere;
• problemi alla vista;
• difficoltà a camminare o perdita di equilibrio;
• forte mal di testa improvviso;
• svenimento o perdita di coscienza.
Anche con cure moderne, il 60% delle persone colpite muore o rimane disabile, evidenziano gli esperti Iss. Per questo la prevenzione resta centrale. I comportamenti più efficaci sono:
• non fumare;
• seguire un’alimentazione equilibrata, limitando il sale;
• praticare attività fisica regolare.
Scelte scorrette possono aumentare pressione arteriosa, glicemia e livelli di grassi nel sangue, principali fattori di rischio insieme a fibrillazione atriale, insufficienza cardiaca e infarto. L’Oms stima che 4 decessi su 10 per ictus sarebbero evitabili con un controllo adeguato della pressione arteriosa.
L’Iss, attraverso il Progetto Cuore, monitora i dati della popolazione italiana: nel biennio 2023-2024 la pressione arteriosa media è risultata 135 mmHg negli uomini e 126 mmHg nelle donne; quasi la metà degli uomini e oltre un terzo delle donne presenta valori elevati o è in trattamento. Solo il 9% degli uomini e il 24% delle donne consuma quantità di sale entro i limiti raccomandati dall’Oms.
Sul sito del progetto è disponibile un test online per l’autovalutazione del rischio cardiovascolare nei successivi dieci anni.
Palmieri e Donfrancesco concludono che “occorre continuare a investire nella prevenzione e garantire equità nell’accesso alle cure, anche attraverso iniziative europee come il progetto Jacardi, coordinato dall’Iss, che coinvolge 21 Paesi e 81 partner per rafforzare la risposta comune alle malattie cardiovascolari”.