Farmaci
20/05/2022

I vaccini Covid non tutti sono uguali. Ecco quali funzionano meglio contro Omicron

Un confronto tra quattro vaccinazioni Covid-19 mostra che i vaccini a mRNA (quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna) hanno prestazioni migliori contro le variant of concern (Voc) stabilite dall'Oms rispetto ai vaccini a vettore virale (AstraZeneca e J&J/Janssen).Sebbene tutti prevengano efficacemente le malattie gravi dovute al Sars-CoV-2, la ricerca, pubblicata sulla rivista PLOS Medicine, suggerisce che le persone che ricevono un vaccino vettoriale sono più vulnerabili all'infezione da nuove varianti.

Lo studio, condotto da un team capitanato da Marit J. van Gils dell'Università di Amsterdam, ha analizzato le risposte anticorpali di 165 operatori sanitari (che non hanno mai contratto il virus) rispetto alle diverse vaccinazioni ricevute. Per la precisione 54 operatori hanno ricevuto il vaccino Bnt162b2 (Pfizer), 43 mRNA-1273 (Moderna), 42 Azd1222 (Astrazeneca) e 26 Ad26.CoV2.S (J&J). I campioni di sangue sono stati prelevati circa tre settimane dopo la prima dose di BNT162b2, mRNA-1273 e AZD1222 e quattro settimane dopo la seconda. Nel caso di Ad.26CoV2.S, dato che è a singola dose, i campioni di sangue sono stati prelevati a cinque e otto settimane.
Per consentire il confronto tra la risposta anticorpale dopo la vaccinazione e dopo l'infezione, i ricercatori hanno incluso il siero di due coorti di pazienti Covid-19. Sono stati inclusi due gruppi: uno durante la prima ondata e uno durante l'ondata causata dalla variante Delta.

I ricercatori hanno testato i sieri raccolti in laboratorio contro le varie varianti Voc (Alpha, Beta, Gamma, Delta e Omicron).
A quattro settimane dopo le due dosi, i titoli anticorpali erano significativamente più alti nei riceventi del vaccino Moderna, seguite da vicino da Pfizer-BioNTech, ed erano sostanzialmente inferiori in coloro che avevano ricevuto i vaccini a vettore virale.
Testati contro le varianti più preoccupanti gli anticorpi neutralizzanti erano più efficaci nei riceventi del vaccino mRNA rispetto a quelli che avevano ricevuto vaccini vettoriali. La capacità di neutralizzare le Voc diverse dal ceppo originario è stata ridotta in tutti i gruppi di vaccini, con la maggiore riduzione osservata verso la variante Omicron.In questo caso però, nonostante i titoli anticorpali inferiori, è stato il vaccino Pfizer-BioNTech a mostrare le prestazioni migliori riuscendo a neutralizzare meglio tutte le varianti, inclusa Omicron.
In tutti i casi, gli anticorpi prodotti dalla vaccinazione hanno neutralizzato meglio le diverse varianti rispetto a quelli prodotti dopo l'infezione.

Le differenze tra i vaccini basati su vettori mRNA e adenovirus potrebbero avere diverse ragioni. In primo luogo, Ad26.CoV.2 è stato utilizzato solo come dose singola, mentre una seconda immunizzazione boost potrebbe aumentare la sua capacità di indurre anticorpi neutralizzanti. Uno studio recente suggerisce, infatti, questa ipotesi. Questa argomentazione non vale, però, per il vaccino Astrazeneca poiché a due dosi.
I ricercatori suggeriscono che la causa possa essere che il vaccino Azd1222 codifica per una proteina Spike (S) non modificata, mentre i vaccini Ad26.CoV.S, mRNA-1273 e BNT162b2 codificano per una versione S stabilizzata con prolina, che potrebbe essere più favorevole all'induzione di anticorpi neutralizzanti. Anche altri fattori potrebbero svolgere un ruolo, come le differenze nei livelli e durata di espressione della proteina Spike.

Per Marit J. van Gils lo studio implica che le persone che ricevono vaccini a vettore adenovirale sono meno protette dalle varianti attualmente circolanti e, probabilmente, future. Questo è coerente con la minore efficacia di questi vaccini contro l'infezione sintomatica dovuta alle Voc rispetto ai vaccini mRNA, sebbene tutti i vaccini siano altamente efficaci nel prevenire malattie gravi dovute al coronavirus pandemico. La motivazione, sostengono i ricercatori, risiederebbe nel fatto che, sebbene gli anticorpi circolanti non siano più in grado di neutralizzare l'infezione, è probabile che i linfociti B di memoria riconoscano il virus, producendo nuovi anticorpi neutralizzanti in grado di prevenire lo sviluppo della malattia grave.
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