Aumentano a 41,3 miliardi di euro nel 2024 le spese sanitarie private delle famiglie e salgono a 5,8 milioni le persone che rinunciano alle cure. Lo rileva la Fondazione GIMBE al 20° Forum Risk Management di Arezzo, presentando un’analisi sul ruolo dei soggetti privati nel sistema sanitario e sui segnali di crescente privatizzazione del Servizio sanitario nazionale.
Secondo GIMBE, la quota di spesa out-of-pocket ha raggiunto il 22,3% della spesa sanitaria totale, superando stabilmente da dodici anni la soglia del 15% indicata dall’OMS. L’aumento della spesa privata si accompagna all’incremento delle persone che non accedono alle prestazioni, passate da 4,1 milioni nel 2022 a 5,8 milioni nel 2024, anche a causa dell’impoverimento delle famiglie.
Dal Sistema Tessera Sanitaria emerge che nel 2023 i 43 miliardi di spesa privata sono stati così distribuiti: 12,1 miliardi alle farmacie, 10,6 miliardi ai professionisti sanitari, 7,6 miliardi alle strutture private accreditate e 7,2 miliardi al privato non accreditato. Secondo GIMBE, questi dati confermano l’uscita progressiva dei cittadini dal perimetro delle tutele pubbliche.
Sul fronte dell’offerta, nel 2023 il 58% delle strutture sanitarie censite dal Ministero della Salute risulta privato accreditato. Il privato prevale nell’assistenza residenziale (85,1%), riabilitativa (78,4%), semi-residenziale (72,8%) e nella specialistica ambulatoriale (59,7%). Tra il 2011 e il 2023 la riduzione delle strutture è stata più marcata nel pubblico rispetto al privato accreditato nell’assistenza ospedaliera e specialistica; nelle altre aree il privato ha registrato crescite percentuali maggiori.
Nel periodo 2012-2024 la spesa pubblica destinata al privato convenzionato è aumentata di 5,3 miliardi, ma l’incidenza sul totale si è ridotta al 20,8% nel 2024. GIMBE segnala che in alcune Regioni i tetti di spesa e le tariffe ferme da anni hanno generato squilibri e tensioni nelle convenzioni.
Il maggiore incremento riguarda il privato non accreditato. Tra il 2016 e il 2023 la spesa delle famiglie verso queste strutture è cresciuta del 137%, passando da 3,05 a 7,23 miliardi. L’aumento, secondo GIMBE, riflette la ricerca di alternative alle liste d’attesa quando il pubblico e il privato accreditato non riescono a offrire prestazioni tempestive.
Nel 2024 la spesa intermediata dai “terzi paganti” ha raggiunto 6,36 miliardi, con quasi 12 milioni di iscritti ai fondi sanitari. GIMBE rileva che, in assenza di un sistema pubblico forte, anche la sanità integrativa rischia di diventare insostenibile.
Al Forum di Arezzo la Fondazione richiama la necessità di un rifinanziamento stabile del SSN, di un paniere di Livelli essenziali di assistenza compatibile con le risorse disponibili e di un modello di integrazione pubblico-privato regolato da criteri chiari. «La privatizzazione della sanità pubblica è già una triste realtà», afferma il Presidente Nino Cartabellotta, chiedendo un intervento politico per ristabilire equilibrio tra tutela della salute e sostenibilità del sistema.