La legge del 2020 sulle aggressioni al personale sanitario non basta a proteggere le donne medico. Lo afferma il Sindacato Medici Italiani (SMI) in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, denunciando un clima di violenza e discriminazione che continua a colpire le professioniste sanitarie. La segretaria generale Pina Onotri richiama la necessità di rafforzare le misure di tutela e di avviare politiche pubbliche più efficaci.
In una nota, Onotri descrive la violenza di genere come «la dolorosa conclusione di un percorso di regressione culturale» che attraversa anche il mondo sanitario. Il sindacato segnala che il clima di ostilità verso medici e donne medico «non si attenua» e ricorda che la categoria ha registrato episodi di particolare gravità. «La categoria medica vanta il triste primato di dottoresse violentate sul posto di lavoro e addirittura uccise», afferma Onotri, parlando di un fenomeno che richiede un’azione organizzata e continua.
Secondo SMI, la legge del 2020 sulla sicurezza degli operatori sanitari non è stata sufficiente «a mettere un freno alle aggressioni», che si sommano alle altre forme di violenza subite dalle donne. Il sindacato ritiene necessario intervenire sul piano della prevenzione, con una maggiore consapevolezza sociale e con programmi educativi che aiutino a comprendere le cause e le conseguenze della violenza di genere.
Una parte rilevante della dichiarazione riguarda le discriminazioni professionali. Onotri definisce la discriminazione sul lavoro una forma di violenza strutturale e sottolinea che per le donne medico «bisogna fare ancora molta strada» sul tema delle tutele. Il sindacato richiama criticità tuttora esistenti in materia di gravidanza, maternità e fruizione dei permessi per malattia, indicandole come ambiti in cui i diritti non sono pienamente riconosciuti.
Per SMI, combattere la violenza contro le donne significa anche rimuovere le barriere che limitano l’esercizio della professione e garantire tutele effettive lungo l’intero percorso lavorativo. Il sindacato ribadisce la necessità di politiche pubbliche più incisive, capaci di sostenere le professioniste sanitarie e di rafforzare la loro sicurezza nei luoghi di lavoro. Onotri conclude ricordando che la protezione delle donne medico deve essere una priorità per tutto il sistema sanitario.