“La legge per la montagna è un primo segnale positivo per affrontare il problema della carenza di assistenza medica di base nelle zone montane, tema che rischia di diventare nei prossimi anni una vera emergenza nazionale”. Lo dichiara Alessandro Dabbene, vicesegretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), commentando l’entrata in vigore, lo scorso 20 settembre, della normativa per il riconoscimento e la promozione delle zone montane. Dabbene sottolinea la rilevanza delle misure previste, che comprendono forme di credito d’imposta per la locazione o l’acquisto dello studio professionale nei Comuni montani, il riconoscimento delle particolari condizioni lavorative tramite contrattazione nazionale e l’incentivazione al mantenimento dell’attività attraverso accordi regionali.
Per la Fimmg si tratta di un primo passo nella direzione giusta, ma insufficiente senza un rinnovo contrattuale che unisca incentivi economici al rafforzamento della rete tra studi di medicina generale e con le Case della comunità. «Servono anche strategie di supporto da parte del personale di studio, soprattutto nelle aree più disagiate, per prevenire la solitudine professionale, dannosa per il medico e per i suoi assistiti» avverte Dabbene.
Il vicesegretario nazionale ha rivolto inoltre un ringraziamento all’Unione nazionale Comuni comunità enti montani (Uncem) e al suo presidente Marco Bussone per il contributo al sostegno della medicina di montagna e per la rete costruita tra enti, associazioni e cittadini