Nelle Americhe il morbillo registra un incremento senza precedenti. Secondo l’ultimo aggiornamento epidemiologico diffuso il 19 settembre dalla Pan American Health Organization (Paho), al 12 settembre 2025 sono stati confermati 11.313 casi e 23 decessi in dieci Paesi, un aumento di 31 volte rispetto ai 358 casi riportati nello stesso periodo del 2024.
Il carico maggiore riguarda Canada (4.849 casi, 1 decesso), Messico (4.553 casi, 19 decessi) e Stati Uniti (1.454 casi, 3 decessi), che rappresentano il 96% dei casi totali. Ulteriori contagi sono stati registrati in Bolivia (320), Brasile (28), Argentina (35), Belize (34), Paraguay (35), Perù (4) e Costa Rica (1).
Le epidemie hanno colpito soprattutto comunità con bassa copertura vaccinale o resistenza alla vaccinazione. I più colpiti sono i bambini sotto l’anno di età (6,6 casi ogni 100mila), seguiti dalla fascia 1-4 anni (3,6 per 100mila). Oltre il 71% dei casi confermati non era vaccinato, mentre lo stato vaccinale era sconosciuto nel 18% dei pazienti.
“Il morbillo è prevenibile con la vaccinazione, ma la scarsa copertura nelle comunità vulnerabili sta alimentando queste epidemie. Rafforzare l’immunizzazione, con un vaccino sicuro ed efficace, è essenziale per proteggere milioni di persone nelle Americhe”, ha dichiarato Daniel Salas, responsabile del Programma speciale di immunizzazione integrata di Paho.
Nonostante un lieve aumento della copertura vaccinale nel 2024 (89% per la prima dose, 79% per la seconda), solo il 31% dei Paesi ha raggiunto almeno il 95% per MMR1 e appena il 20% per MMR2. Quasi la metà dei Paesi ha riportato copertura MMR2 sotto l’80%, ben lontano dalla soglia necessaria per prevenire epidemie.
A livello globale, l’Organizzazione mondiale della sanità ha registrato 164.582 casi confermati di morbillo in 173 Paesi al 9 settembre 2025, con le aree più colpite nel Mediterraneo orientale (34%), Africa (23%) ed Europa (18%).
Tra le raccomandazioni di Paho ai Paesi della Regione: raggiungere una copertura del 95% con due dosi di vaccino in ogni municipalità; vaccinare immediatamente i contatti di casi sospetti o confermati fino a 39 anni, idealmente entro 72 ore; intensificare campagne nelle aree a rischio; somministrare vitamina A ai casi confermati; rafforzare la sorveglianza nelle zone di frontiera e a trasmissione silente; attivare piani rapidi di risposta con team formati e protocolli di isolamento ospedaliero; vaccinare i viaggiatori internazionali non immunizzati, inclusi i bambini di 6-11 mesi in caso di viaggi in aree con trasmissione attiva.
Infine, l’Organizzazione richiama la necessità di formare il personale sanitario e coinvolgere le comunità per contrastare la disinformazione, anche attraverso strumenti come i corsi online del Paho Virtual Campus for Public Health.