L'aspettativa di vita in Italia raggiunge un nuovo massimo storico: 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne. È quanto emerge dal Rapporto annuale 2025 dell’Istat, che fotografa lo stato di salute del Paese. Tuttavia, a fronte di una maggiore longevità, diminuiscono gli anni vissuti in buona salute, soprattutto per le donne, che nel 2024 perdono 1,3 anni di vita sana rispetto all'anno precedente, toccando il minimo del decennio con 56,6 anni.
Per gli uomini, la speranza di vita in buona salute torna ai livelli del 2019, attestandosi a 59,8 anni, ma il divario di genere si amplia a 3,2 anni a favore degli uomini.
Il primato italiano in termini di longevità è sostenuto anche dai bassi livelli di mortalità evitabile, ovvero i decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati con prevenzione, diagnosi precoce e cure adeguate. Nel 2022 il tasso di mortalità evitabile in Italia è stato il secondo più basso in Europa (17,7 per 10.000 abitanti), ma la componente “trattabile” — quella legata alla risposta del sistema sanitario — è scesa meno rispetto agli altri Paesi: dal 7,1 nel 2013 al 6,3 per 10.000 abitanti nel 2022.
Il rapporto evidenzia anche una crescente difficoltà nell’accesso alle cure: il 9,9% degli italiani ha rinunciato a visite o esami nel 2024, soprattutto per liste d’attesa (6,8%) e costi elevati (5,3%). Il fenomeno riguarda in particolare donne e persone tra i 45 e i 54 anni, ed è in aumento anche nel Nord Italia.
In parallelo, cresce il ricorso al privato, passato dal 19,9% al 23,9% della popolazione. I dati mostrano inoltre un aumento del disagio psicologico, con un indice medio di salute mentale a 68,4 punti su 100 e punteggi inferiori tra anziani e giovani donne.
Secondo l’Istat, nel 2023 2,9 milioni di italiani convivono con una disabilità, di cui quasi 1,7 milioni sono donne. Solo il 9,8% dichiara di stare bene, a fronte dell’83,1% nella popolazione generale. Le patologie croniche colpiscono l’88% delle persone con disabilità, con punte del 95,5% tra gli over 75.
Sul fronte demografico, continua il calo della natalità: le donne oggi quarantenni hanno in media 1,44 figli, con una quota di senza figli che ha raggiunto il 26%, e picchi del 30% nel Mezzogiorno. Si conferma anche la tendenza alla maternità tardiva.
Infine, cambia anche il concetto di vecchiaia: secondo un approccio demografico basato sulla speranza di vita residua, oggi si entra nella “terza età” dopo i 74 anni. Cresce il livello di istruzione tra gli anziani, con il 62% che ha almeno la licenza media, segno di un capitale umano in evoluzione nella fascia più matura della popolazione