Nel Regno Unito il virus H5N1 dell'influenza aviaria è stato rilevato per la prima volta in una pecora di un gregge in una zona agricola dello Yorkshire. La pecora è stata abbattuta immediatamente per evitare il rischio di trasmissione, e finora non sono stati individuati altri casi nel gregge. Tuttavia, gli esperti del Department for Environment, Food and Rural Affairs (Defra) sottolineano che l’assenza di monitoraggio specifico per gli ovini potrebbe nascondere una circolazione più ampia del virus.
Il governo ha invitato gli allevatori ad aumentare l'attenzione rispetto a eventuali segnali di potenziali focolai di influenza aviaria. "Sebbene questa sia la prima volta che questo virus è stato segnalato in una pecora, non è la prima volta - hanno ricordato gli esperti dell'Defra ai media inglesi - che l'influenza di origine aviaria è stata rilevata nel bestiame in altri Paesi". Al momento, hanno precisato, "non ci sono prove di un aumento del rischio per gli animali allevati nel Regno Unito".
Il virus H5N5 è molto instabile e si evolve in fretta. Negli Stati Uniti, dove l’influenza aviaria ha già colpito il bestiame, sono stati segnalati casi di infezione in mucche da latte, con test positivi rilevati proprio nel latte crudo. Il fatto che il virus abbia trovato un nuovo ospite tra gli ovini preoccupa gli scienziati, poiché aumenta la possibilità che il patogeno accumuli mutazioni che ne facilitino la trasmissione ai mammiferi, compreso l’uomo.
Il Dipartimento per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali del Regno Unito ha intensificato i controlli sugli allevamenti e ha chiesto agli allevatori di aumentare le misure di biosicurezza per ridurre il rischio di nuove infezioni. Anche negli Stati Uniti si sta cercando di arginare la diffusione del virus tra gli animali da allevamento. Sebbene non vi siano prove che il virus H5N1 si trasmetta facilmente da persona a persona, gli esperti mettono in guardia: ogni nuovo caso nei mammiferi rappresenta un’opportunità per il virus di mutare. L’autorità veterinaria ha però esortato gli allevatori a “rimanere vigili” sui possibili segni di influenza aviaria in seguito alle recenti epidemie.
“Tutti gli allevatori devono mantenere una buona biosicurezza, essenziale per proteggere la salute e il benessere dei loro animali e fondamentale per prevenire l’ulteriore diffusione della malattia in caso di epidemie – ha affermato Christine Middlemiss, responsabile veterinario del Regno Unito – . Sebbene il rischio per il bestiame rimanga basso, chiedo a tutti i proprietari di animali di garantire una scrupolosa pulizia e di segnalare immediatamente qualsiasi segno di infezione”. Alcuni studi suggeriscono che basterebbe una singola mutazione per rendere il virus più trasmissibile tra gli esseri umani, scenario che potrebbe innescare una nuova emergenza sanitaria.
Nel frattempo, in Cambogia un bimbo di 3 anni e mezzo della provincia di Kratie, nel Nord-Est del Paese, è morto di influenza aviaria. Per la nazione del Sudest asiatico è il terzo decesso causato da un'infezione umana da virus H5N1 registrato quest'anno. Benché sottoposto a cure intensive, il piccolo è morto domenica all'indomani dal ricovero in ospedale in condizioni critiche, con febbre, tosse e dispnea.
Il bambino viveva a Prek Ta Aim, nella comunità di Bos Leav nel distretto di Chetr Borei. Secondo l'anamnesi dei medici, la famiglia del paziente allevava polli; alcuni di questi si erano ammalati, circa 5 erano morti e i familiari del bimbo avevano cucinato il pollame morto per mangiarlo. Le autorità sanitarie stanno esaminando la fonte dell'infezione e valutando eventuali altri casi sospetti o persone che sono entrate in contatto con il piccolo, così da prevenire un'epidemia nella comunità.
Il ministero cambogiano ricorda che l'influenza aviaria rappresenta una minaccia per la salute delle persone, in particolare dei bambini, invitando a non mangiare polli malati o morti. Dal 2003 a oggi in Cambogia sono stati segnalati 75 casi di infezione umana da virus aviario H5N1, con 46 decessi.