La Camera dei Deputati sta esaminando la proposta di legge che prevede la revisione del sistema di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Medicina Veterinaria. Il testo, già approvato dal Senato, mira a superare l'attuale test d'ingresso, sostituendolo con un "semestre filtro", al termine del quale gli studenti dovranno aver acquisito tutti i crediti formativi richiesti per proseguire nel percorso di studi. La legge delega il Governo ad adottare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della norma, uno o più decreti legislativi per ridefinire i criteri di accesso ai corsi di laurea in area medica. L'iscrizione al primo semestre sarà aperta a tutti, ma il passaggio al secondo semestre sarà subordinato al superamento degli esami e alla posizione in una graduatoria nazionale.
Tra i punti salienti della riforma è previsto: l’accesso libero al primo semestre con corsi comuni a diverse discipline biomediche e sanitarie; la definizione di un numero di crediti formativi universitari (CFU) minimi da acquisire per il passaggio al secondo semestre; una graduatoria nazionale basata sui risultati del primo semestre per determinare chi potrà proseguire il percorso in Medicina e il riconoscimento dei crediti maturati nel primo semestre per chi non dovesse accedere al secondo, con possibilità di iscriversi ad altri corsi di area sanitaria. Non mancano le perplessità da parte degli esperti del settore. Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani (SMI), ha evidenziato che il nuovo sistema non elimina realmente il numero chiuso, ma lo sposta al secondo semestre, rischiando di generare un imbuto formativo e logistico per le università. "Avremmo bisogno di una programmazione più attenta del fabbisogno di medici, considerando anche il numero crescente di professionisti che emigrano all'estero", ha dichiarato Onotri. Ha inoltre sollevato dubbi sulla proliferazione di corsi online e sull'efficacia delle università telematiche per la formazione di futuri medici.
La proposta di legge nasce dalla crescente richiesta di professionisti sanitari nel Servizio Sanitario Nazionale, aggravata dalla carenza di medici in alcune specializzazioni. Tuttavia, resta da definire come il sistema universitario potrà adattarsi a un incremento di iscrizioni iniziali senza compromettere la qualità della formazione. Un altro nodo da sciogliere è la coerenza tra il numero di laureati e i posti disponibili nelle scuole di specializzazione, per evitare il rischio di medici senza sbocchi professionali adeguati. La discussione in Aula proseguirà fino al 7 marzo, con la votazione finale sulla legge. Se approvata, il Governo dovrà adottare entro un anno i decreti attuativi per rendere operativa la riforma.