Nel mondo più di un miliardo di persone convive con l'obesità, condizione che in Italia interessa il 10% degli adulti (18-69enni), cioè circa 4 milioni e 100mila cittadini. Il grave eccesso ponderale è un fattore di rischio correlato a 12 diversi tipi di tumore. Eppure, i corretti stili di vita non sono al centro dell’attenzione degli operatori sanitari tanto che meno del 50% dei cittadini a rischio riceve consigli dai medici sulle sbagliate abitudini che vanno abolite. È il messaggio lanciato dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e Fondazione Aiom in occasione del convegno 'World Cancer Day: United by Unique' nella Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio.
Anche i cittadini con altre condizioni di rischio oncologico ricevono poche raccomandazioni sugli stili di vita sani. A meno di 5 fumatori su 10 (48%) viene rivolto da un medico il consiglio di smettere di fumare. Una regolare attività fisica viene consigliata solo al 30% dei sedentari. Ad appena il 7% dei consumatori di alcol viene raccomandato di non bere. Oggi si celebra la Giornata Mondiale Contro il Cancro, afferma il presidente Aiom Francesco Perrone, e "la prevenzione dei tumori deve essere sempre più al centro della nostra attenzione e delle nostre azioni. Nel 2022, nel mondo, sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro e 9,7 milioni i decessi. Il 40% delle morti è causato però da fattori di rischio modificabili, in particolare da fumo, consumo di alcol, sedentarietà ed eccesso ponderale". Fondamentale è dunque considerare le caratteristiche del singolo paziente, indirizzandolo ad abitudini di vita sane e mirate. Quest'anno, il tema della Giornata mondiale è infatti 'United by Unique', ovvero 'Uniti dall'unicità', per sensibilizzare cittadini, pazienti e Istituzioni a considerare l'unicità di ogni persona colpita dal cancro, garantendo una presa in carico che tenga conto degli aspetti emozionali, psicologici e sociali legati alla malattia.
“Serve più impegno per sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto le persone che non adottano stili di vita sani – afferma Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM - La ‘people-centred care’ porta anche a considerare il contesto sociale di ogni paziente – continua Saverio Cinieri -. Va considerata l’unicità di ogni persona colpita da neoplasia, garantendo un approccio ad ampio raggio che includa gli aspetti psicologici e sociali. Noi medici dobbiamo prestare maggiore attenzione alle abitudini sbagliate”.
Un cambiamento culturale di grande rilevanza nell’oncologia degli ultimi anni è rappresentato dalla crescente attenzione agli esiti riferiti dal paziente (patient-reported outcomes, PROs), sia nelle sperimentazioni che nella pratica clinica. “I PRO e la qualità di vita del paziente sono sempre più un importante tassello del complesso mosaico di valutazione del valore dei trattamenti oncologici e rientrano a pieno titolo nella ‘people-centred care’ – spiega Massimo Di Maio, Presidente eletto AIOM - I dati relativi alla qualità di vita, pur compresi fra gli endpoint, però vengono pubblicati solo in circa la metà dei casi in cui sono stati raccolti. Serve un cambio di passo, perché la raccolta del punto di vista dei malati sull’esito di un trattamento non resti una semplice affermazione retorica ma diventi un metodo imprescindibile”.