“D'intesa con i ministri della Giustizia e dell'Interno, il ministero è impegnato a promuovere l'arresto in flagranza di reato anche differita. Credo che questo possa costituire un efficace strumento di deterrenza. Stiamo inoltre valutando di prevedere misure per filtrare l'accesso dei visitatori al Pronto soccorso e aumentare il numero di telecamere di videosorveglianza disponibili”. Dal vertice che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi sull'"adozione urgente di misure per il contrasto ad azioni violente contro strutture e personale sanitario", il ministro della Salute Orazio Schillaci è uscito con la certezza che si agirà in "tempi brevi". Il fenomeno della violenza contro i sanitari, ha aggiunto Schillaci, si lega tuttavia anche ad un "problema culturale, perchè nel tempo si è degradato il rapporto medico-paziente. E ancora più grave è che nel 70% dei casi gli operatori vittime di aggressione sono donne". "Si stima che oggi manchino nel Servizio sanitario nazionale 4.500 medici e 10mila infermieri e questo ha portato al ricorso a medici gettonisti che hanno operato solo con effetti deleteri nel sistema. Per questo siamo intervenuti, anche economicamente, per ridurre il ricorso alle esternalizzazioni e nel 2024 siamo ulteriormente intervenuti con il decreto liste d'attesa", spiega il ministro.
In particolare, ha ricordato Schillaci, "tra il 2019 e il 2022 il fenomeno dei gettonisti è esploso: nel 2019 i contratti di questo tipo ammontavano a 9,6 milioni di euro, nel 2020 a 11 milioni, nel 2021 a 30 milioni e nel 2022 a 37 milioni. Per quanto riguarda invece gli infermieri, il fenomeno dei gettonisti era rilevante già negli anni prepandemici". Riferendosi quindi alla carenza di personale nel settore dell'Emergenza-urgenza, il ministro ha ricordato il numero in diminuzione dei contratti di specializzazione in questo campo: nel 2023 sono stati 245 (pari al 29% delle risorse stanziate). "Il fatto che i giovani medici non scelgano la medicina di Emergenza-urgenza è una criticità comune anche ad altri Paesi. Per questo - ha sottolineato, ricordando anche i recenti interventi economici a favore dei medici di Pronto soccorso - è stata lanciata una campagna promozionale proprio per promuovere la specializzazione in Emergenza urgenza". "Dobbiamo pensare ad una riforma della medicina territoriale che valorizzi il ruolo dei medici di base, e bisogna rivedere il ruolo svolto dai medici del territorio. A prescindere dalle regole di ingaggio, ciò che rileva è che queste figure devono dare un contributo effettivo orario nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, e ciò all'interno delle strutture che saranno deputate ad erogare la medicina territoriale: ritengo indispensabile che i medici di base lavorino un determinato numero di ore assicurando quel lavoro all'interno delle case di comunità", ha detto il ministro della Salute. La "visione ospedalocentrica - ha detto il ministro - ha ostacolato lo sviluppo della medicina territoriale. L'assistenza sanitaria territoriale è fondamentale ma bisogna ricordare che negli anni anche il numero dei posti letto ospedalieri è diminuito e quindi siamo arrivati ad una fase di criticità".
Da qui l'importanza della riforma della medicina territoriale, che vede nelle Case di comunità e negli Ospedali di comunità due elementi centrali. "A prescindere dalle regole di ingaggio e dal fatto che i medici di base siano o meno dipendenti del Servizio sanitario regionale - ha spiegato Schillaci - ciò che rileva veramente è che queste figure devono dare un effettivo contributo orario nell'ambito del Servizio sanitario regionale e che questo avvenga, in particolare, all'interno delle strutture che saranno deputate ad assicurare la medicina territoriale. Senza entrare nel merito della tipologia di contratto, infatti, è indispensabile che i medici di medicina generale lavorino un determinato numero di ore e assicurino quel lavoro all'interno delle Case di comunità. Ciò costituisce un punto fondamentale per garantire l'efficacia di una qualsiasi riforma dell'assistenza territoriale, nell'ottica di una sanità migliore e più vicina ai cittadini". Schillaci ha quindi assicurato che "stiamo rispettando tutti gli obiettivi nei tempi previsti per assicurare entro il 2026 la piena operatività di Case e Ospedali di Comunità e già entro la fine del 2024 delle Centrali operative Territoriali. Per quanto riguarda le Case della comunità, a oggi risultano avviati 538 cantieri, ovvero il 52% del target previsto; per gli Ospedali di comunità, sono avviati 167 cantieri (55% del target previsto). Entro la fine del 2024 il 100% delle Centrali Operative Territoriali sarà pienamente funzionante". Anche per quanto riguarda l'assistenza domiciliare, "gli ultimi dati indicano che abbiamo superato l'8% di assistiti over 65 in assistenza domiciliare rispetto al 4,7% iniziale. Abbiamo in sostanza quasi raggiunto l'obiettivo finale di presa in carico del 10% previsto per il 2026. I benefici derivanti dal potenziamento dell'assistenza territoriale - ha concluso - si ripercuoteranno positivamente anche sull'assistenza ospedaliera, soprattutto in termini di decongestione dei pronto soccorso".