A seguito di una revisione sistematica e di una meta-analisi di studi clinici randomizzati sulle terapie della malattia, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha formulato nuove
importanti raccomandazioni per due trattamenti con anticorpi monoclonali per il trattamento dell'Ebola.
Si tratta degli anticorpi mAb114 (Ansuvimab, Ebanga) e REGN-EB3 (Inmazeb).
Allo stesso tempo, nelle raccomandazioni, l'OMS chiede alla comunità medico-scientifica globale di fare tutti gli sforzi possibili per aumentare l'accesso a questi medicinali salvavita in modo equo alle popolazioni pi¨´ vulnerabili in modo da salvare quanti più persone possibile.
La nuova guida integra l'assistenza clinica primaria con le cure di supporto, i test clinici e sperimentali da effettuare, la gestione del dolore, la nutrizione e la cura di eventuali co-infezioni e tutti gli altri approcci che mettono il paziente sulla strada migliore per la guarigione.
Inmazeb di Regeneron, precedentemente noto come REGN-EB3, è costituito da tre anticorpi monoclonali di struttura simile - atoltivimab, maftivimab e odesivimab - che legano epitopi distinti non sovrapposti alla glicoproteina dell'ebolavirus dello Zaire. La combinazione di tre anticorpi neutralizza il virus Ebola impedendogli di entrare nelle cellule ospiti e/o introducendo altre cellule immunitarie per colpire le cellule infette ed eliminarle dal corpo.
Ebanga (precedentemente nota come mAb114) è un anticorpo monoclonale umano ricombinante con attività antivirale contro l'Ebolavirus. Questo medicinale si lega alla glicoproteina espressa sulla superficie del virus e ne impedisce l'adesione e l'ingresso nelle cellule ospiti. Inizialmente è stato sviluppato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), parte del National Institutes of Health.Nel dicembre 2018, la società di biotecnologia americana Ridgeback Biotherapeutics ha ottenuto una licenza per Ebanga dal NIAID come parte di un accordo di licenza di brevetto per la proprietà intellettuale associata agli anticorpi monoclonali.
Nel 2020, la Food and Drug Administration statunitense ha approvato entrambe le terapie come trattamenti per l'Ebola.
Le due terapie raccomandate hanno dimostrato benefici evidenti e quindi possono essere utilizzate per tutti i pazienti che hanno una diagnosi positiva di Ebola, comprese le persone anziane, le donne in gravidanza e allattamento, i bambini e i neonati nati da madri con Ebola confermata entro i primi 7 giorni dopo la nascita. I pazienti devono ricevere gli anticorpi monoclonali neutralizzanti raccomandati il prima possibile dopo la conferma della diagnosi da un laboratorio.
Durante la conferenza stampa di presentazione,
Janet Diaz, capo dell'unità di gestione clinica dell'OMS, ha affermato che le due terapie riducono significativamente il tasso di mortalità per Ebola. Questi trattamenti possono, infatti, salvare da 230 a 400 vite ogni 1000 persone infette.
"I progressi nelle cure di supporto e nelle terapie negli ultimi dieci anni hanno rivoluzionato il trattamento dell'Ebola. era percepita come una morte quasi certa. Tuttavia, non è più così, ha affermato
Robert Fowler, dell'università di Toronto e co-presidente del gruppo che ha sviluppato le linee guida, aggiungendo: "Fornire le migliori cure mediche di supporto ai pazienti, combinandole con il trattamento con gli anticorpi monoclonali - MAb114 o REGN-EB3 - riesce ora a salvare moltissime persone".
Però, evidenzia la linea guida, l'accesso a mAb114 e REGN-EB3 rimane difficile, soprattutto nelle aree povere di risorse, dove i pazienti ne avrebbero più bisogno e raccomandano alla comunità scientifica, ai produttori e ai distributori dei farmaci di attuare tutti gli sforzi possibili per aumentarne la disponibilità.
Infine, va notato anche che le nuove linee guida rafforzano le raccomandazioni sulle terapie che non dovrebbero essere utilizzate per curare i pazienti, includendo anche ZMapp e remdesivir.