Professione medica
Congresso Simg
02/12/2025

Medicina generale tra riforme e nuovi modelli. Simg: ecco come ridisegnare il ruolo del territorio

La professione vive un momento di transizione segnato da un ricambio generazionale accelerato, nuove esigenze formative e strumenti digitali emergenti

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Ricostruire la medicina generale su basi più solide, moderne e integrate. È questo l’obiettivo annunciato al al 42° Congresso SIMG. La professione vive infatti un momento di transizione segnato da un ricambio generazionale accelerato, nuove esigenze formative, strumenti digitali emergenti e un ridisegno complessivo della sanità territoriale. Un contesto che richiede, secondo clinici e istituzioni presenti, una “nuova identità” per il medico di medicina generale e modelli assistenziali capaci di tenere insieme innovazione, sostenibilità e accessibilità. Per Alessandro Rossi, presidente SIMG, la priorità è ripartire dalla definizione delle competenze specifiche della medicina generale: «È una disciplina autonoma, con compiti e attività proprie. Ora serve rinnovarle e ridefinirle in modo chiaro, per restituire una base curricolare moderna e coerente con i bisogni di oggi», dichiara a Doctor33.

La transizione, sottolinea Rossi, non può prescindere da una formazione strutturata lungo tutto l’arco professionale. SIMG sta lavorando a un documento di profilo curricolare unico, che accompagni lo studente dalla laurea alla futura specializzazione quadriennale di impronta universitaria, in linea con gli standard europei. Innovazione, però, non significa solo AI e digital health: «L’intelligenza artificiale sarà uno strumento di supporto, non un motore dominante. La centralità resta dell’uomo: keep the human in the loop». Tra le novità annunciate, un grande centro SIMG di formazione avanzata e ricerca, in apertura nel 2025, dotato di simulation room e tecnologie di ultima generazione. Uno spazio pensato per ridisegnare gli “skills” del medico degli anni 2030, dove competenze tecniche, relazionali e digitali si integrano. Rossi richiama inoltre l’attenzione sui nuovi bisogni della categoria, oggi composta in larga parte da giovani e da donne: «Servono strumenti di protezione, percorsi di certificazione e una rappresentanza adeguata anche nei board e nei processi formativi».

Claudio Cricelli, presidente emerito SIMG, introduce al Congresso il concetto di “terza via”, un paradigma che rifiuta le tradizionali contrapposizioni che per decenni hanno immobilizzato organizzazione e governance delle cure primarie. «Non è un compromesso: è un salto evolutivo. Non si tratta di mettere insieme gli opposti, ma di andare oltre e proporre qualcosa di realmente nuovo». Le contrapposizioni non riguardano solo la professione, ma anche i modelli di finanziamento, i meccanismi di efficienza e la semplificazione amministrativa. Cricelli porta un esempio concreto: i modelli di prescrizione AIFA e l’uso delle tecnologie diagnostiche di base in medicina generale, che in alcune regioni – «come in Toscana» – hanno ridotto liste d’attesa e aperto a nuovi servizi per i cittadini. Il nodo più critico resta però la formazione: «Da anni ci si divide tra diploma regionale triennale e specializzazione. Nessuno dei due modelli risolve il problema vero: servono medici ben formati, con un curriculum unico, indipendente dalle disparità regionali. Quello che conta non è il titolo, ma la competenza di chi esce da queste scuole». Da qui la proposta SIMG: una scuola nazionale di medicina generale, con declinazioni regionali ma criteri uniformi e livello specialistico.

Dalla politica arriva una linea chiara. Il senatore Francesco Zaffini, presidente della X Commissione del Senato, conferma l’impegno a sostenere legislativamente la trasformazione della medicina generale. «Questa professione deve recuperare consapevolezza di sé. È stata sfilacciata nel tempo, ora deve tornare a essere il front office del sistema sanitario». Per farlo, servono strumenti più solidi e una valorizzazione economica coerente con la centralità del ruolo. Un passaggio fondamentale riguarda il ridisegno della sanità territoriale: «Per anni è stato un totem attorno al quale abbiamo ballato. Ora va strutturata davvero, e può funzionare solo se il medico di famiglia torna protagonista del filtro tra cittadino, pronto soccorso e ospedale». Sul fronte formativo, Zaffini annuncia un intervento atteso da decenni: «Stiamo trasformando la formazione dei medici di medicina generale dai corsi regionali triennali a una formazione specialistica universitaria, al pari delle altre discipline. L’emendamento è nella fase attuale di bilancio: contiamo di chiuderlo». Accanto alla formazione in ingresso, Zaffini richiama la necessità di aggiornamento continuo su patologie in rapida evoluzione – dal diabete allo scompenso cardiaco, fino alla resistenza antimicrobica – tema che aumenta responsabilità e rilevanza del ruolo dei medici di famiglia.

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