Lo SNAMI – Sindacato nazionale autonomo medici italiani interviene nel dibattito sulla politerapia chiedendo di contrastare le prescrizioni “a cascata” attraverso una maggiore collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti e il riconoscimento formale del ruolo del MMG nella gestione complessiva dei pazienti pluripatologici.
«Il medico di medicina generale non è un semplice trascrittore di prescrizioni specialistiche, ma il clinico che governa la complessità e rende coerenti i diversi percorsi terapeutici», afferma Matteo Picerna, vicesegretario nazionale dello SNAMI, intervenendo sul dibattito in corso. «Gli specialisti seguono linee guida settoriali, spesso rigide e non sempre applicabili ai pazienti fragili e multipatologici. Il medico di famiglia è l’unico che conosce davvero il paziente, valuta il quadro d’insieme e riesce ad amalgamare terapie e indicazioni differenti, evitando accumuli inutili o rischiosi».
Sulla stessa linea Pasquale Orlando, vicesegretario nazionale SNAMI: «La politerapia è il frutto del sommarsi delle indicazioni specialistiche alla terapia cronica. Lo specialista deve poter prescrivere la dema per consentire una valutazione più completa delle condizioni del paziente, soprattutto oggi con il Fascicolo sanitario elettronico, così da essere maggiormente responsabilizzato rispetto alla politerapia e supportare concretamente il lavoro del MMG».
Per il sindacato, per contrastare l’inappropriatezza prescrittiva occorrono tre azioni prioritarie: responsabilità condivisa tra specialistica e territorio, riduzione delle prescrizioni a cascata e riconoscimento formale del ruolo del medico di medicina generale come coordinatore dei percorsi terapeutici.
«Il medico di famiglia è il superspecialista della complessità, capace di armonizzare farmaci, bisogni clinici e realtà quotidiana del paziente», conclude Angelo Testa, presidente nazionale dello SNAMI. «Rafforzare il suo ruolo significa tutelare davvero la salute dei cittadini».