Uno studio pubblicato su The Lancet Child & Adolescent Health indica che nei bambini e negli adolescenti il rischio di sviluppare complicanze vascolari e infiammatorie è più alto dopo la diagnosi di COVID-19 che dopo la vaccinazione a mRNA. La ricerca, coordinata dall’Università di Cambridge, ha analizzato i dati del National Health Service (NHS) England Secure Data Environment.
Lo studio ha incluso oltre tredici milioni e ottocentomila minori con diagnosi di COVID-19 tra gennaio duemilaventi e marzo duemilaventidue e nove milioni e duecentomila vaccinati di età compresa tra cinque e diciassette anni che avevano ricevuto la prima dose di Comirnaty tra agosto duemilaventuno e dicembre duemilaventidue.
I risultati mostrano che la diagnosi di COVID-19 è stata associata a un aumento del rischio di tromboembolia venosa, trombocitopenia e miocardite o pericardite, con una possibile persistenza fino a dodici mesi dopo l’infezione. La vaccinazione a mRNA ha evidenziato un incremento modesto del rischio di miocardite o pericardite, limitato alle prime quattro settimane dopo la somministrazione, senza variazioni significative per gli altri disturbi vascolari.
Il rischio assoluto in eccesso nei sei mesi successivi alla diagnosi di COVID-19 è stato pari a 2,24 casi ogni centomila individui. Dopo la vaccinazione, il rischio si è attestato a 0,85 casi per centomila. In entrambe le condizioni le complicanze hanno raggiunto il picco nella prima settimana, per poi ridursi rapidamente.
Gli autori osservano che gli eventi avversi dopo vaccinazione sono stati rari e di breve durata. I dati indicano che l’infezione da SARS-CoV-2 è risultata associata a rischi più frequenti e di più lunga persistenza per le complicanze vascolari e infiammatorie nei giovani.
Secondo i ricercatori, i risultati forniscono elementi utili per comprendere i profili di rischio nella popolazione pediatrica e adolescenziale e per valutare il ruolo della vaccinazione nella prevenzione delle conseguenze post-infettive.