Uno studio, pubblicato su The BMJ, ha confrontato 40 trattamenti per il COVID-19 lieve o moderato, valutandone l’efficacia nel prevenire ospedalizzazione, durata del ricovero e mortalità. L’analisi è stata condotta attraverso una revisione sistematica con meta-analisi a rete, utilizzando i dati del database COVID-19 Living Overview of Evidence, che raccoglie gli studi clinici randomizzati relativi al COVID-19.
L’analisi ha incluso 187 studi, per un totale di 166.230 partecipanti. I ricercatori hanno preso in esame pazienti nella fase iniziale di replicazione virale, classificati secondo i criteri dell’Organizzazione mondiale della sanità: saturazione ≥90% in aria ambiente, frequenza respiratoria ≤30 atti/minuto, assenza di insufficienza respiratoria acuta, sepsi o shock settico.
Nel 2024 in Italia sono stati registrati 3.154 decessi associati al COVID-19, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, a fronte di un forte calo nella sorveglianza epidemiologica. Dall’inizio della pandemia, sono stati condotti oltre 8.000 studi clinici per individuare trattamenti efficaci.
Tra i farmaci analizzati, nirmatrelvir-ritonavir (Paxlovid) e remdesivir sono gli unici ad aver mostrato una riduzione moderata del rischio di ricovero ospedaliero, con evidenza di certezza moderata. Paxlovid ha evitato 25 ricoveri ogni 1.000 pazienti trattati (intervallo: 20–28 in meno), mentre remdesivir ha evitato 21 ricoveri ogni 1.000 pazienti (intervallo: 7–28 in meno).
Molnupiravir e i corticosteroidi sistemici potrebbero avere un effetto simile, ma l’evidenza è classificata come di bassa certezza. La doxiciclina ha ridotto la durata della degenza ospedaliera di 1,33 giorni (intervallo: 0,03–2,63 giorni), mentre lopinavir-ritonavir (Kaletra) ha mostrato un effetto opposto, con un aumento della degenza di 1,77 giorni e una maggiore incidenza di eventi avversi tali da causare la sospensione del trattamento (evidenza ad alta certezza).
Per quanto riguarda la durata dei sintomi, azitromicina ha mostrato la maggiore efficacia, con una riduzione media di 4 giorni (da 5 a 1 giorno), con evidenza di certezza moderata. Una riduzione compresa tra 2 e 3,5 giorni è stata osservata anche con molnupiravir, corticosteroidi, favipiravir e umifenovir.
Gli autori dello studio evidenziano la necessità di valutare l’efficacia dei trattamenti in relazione alla fase clinica della malattia, distinguendo chiaramente tra fase virale e fase infiammatoria, al fine di ottimizzare l’uso delle risorse terapeutiche. I risultati ottenuti potranno contribuire alla revisione delle linee guida dell’OMS per il trattamento del COVID-19 in forma lieve o moderata.