“I test selezionavano, noi formiamo”. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, rivendica la riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina, confermando che quest’anno i posti disponibili saranno 25mila, 3mila in più rispetto alla previsione iniziale. Intervenuta all’assemblea di Farmindustria, Bernini ha chiarito che l’ampliamento sarà “programmato e sostenibile”, con un incremento progressivo di quattromila posti l’anno.
L’obiettivo, spiega, è superare il numero chiuso ritenuto “ingiusto” e garantire una selezione basata sulla formazione, non su test “inutilmente selettivi”. “Non era più possibile chiedere a ragazze e ragazzi di giocarsi la vita in cento minuti”, ha dichiarato la ministra, ricordando che per anni le forze politiche hanno promesso senza agire.
Le simulazioni in corso, assicura, mirano a individuare tutte le criticità del nuovo sistema, “dalla cosa più banale alla più complessa”. “Sbaglieremo? Certo – ha ammesso – ma saremo pronti a correggere. E sarà comunque meglio di prima, perché formativo”.
Sulle polemiche riguardanti l’adeguatezza delle strutture universitarie, Bernini ha replicato: “Le aule ci sono. I fondi li ho messi”. La ministra ha ricordato lo stanziamento di 25 milioni di euro nel 2023 per il primo aumento dei posti e 50 milioni per accompagnare la riforma. “Non si possono fare riforme a costo zero. Tutto il resto si può fare”, ha aggiunto.
Altro fronte aperto è quello delle scuole di specializzazione, in particolare quelle meno scelte come medicina d’urgenza e anatomia patologica. “Non sono trascurate per mancanza di volontà – ha spiegato – ma perché troppo complesse. Lavorare in pronto soccorso ti cambia, è un’esperienza che segna”. Per questo, ha detto, “serve una nuova modalità di specializzazione” che le renda più attrattive e fruibili.
Un disegno di legge è attualmente in discussione al Senato, anche se al momento non esiste ancora un testo unico. “Ci stiamo lavorando – ha concluso Bernini – con l’obiettivo di costruire un sistema che rispecchi davvero i bisogni della professione e del sistema sanitario”.