L'influenza aviaria torna a far paura in Europa. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) lancia l’allarme: il virus H5N1, già dilagante nel pollame e in diverse specie di mammiferi, potrebbe colpire anche i suini, trasformando gli allevamenti europei in un potenziale "laboratorio di virus". Lo ha dichiarato Bernhard Url, direttore esecutivo uscente dell’Efsa, avvertendo che i maiali rappresentano un pericoloso punto di incrocio tra virus aviari e umani.
L’allerta arriva in un contesto globale preoccupante. Negli Stati Uniti l’epidemia di H5N1 iniziata a marzo dello scorso anno si è ormai estesa a 17 Stati, infettando bovini da latte e pollame in tutti e 50 gli Stati federali. Le autorità sanitarie americane hanno confermato decine di casi umani, incluso un decesso, e due contagi nei suini in Oregon. Nel Regno Unito, a marzo, è stato segnalato il primo caso di infezione da H5N1 in una pecora.
L’Europa, che conta 133,6 milioni di suini – quasi il doppio dei 75,8 milioni degli Stati Uniti – osserva con crescente preoccupazione l’evolversi della situazione. Url ha spiegato che, se il virus iniziasse a circolare nei maiali, esiste il rischio concreto che il patogeno possa scambiare materiale genetico con l'influenza umana, aumentando il rischio di trasmissione tra persone.
"È un caso da tenere d’occhio, si sta diffondendo sempre di più dagli uccelli ai mammiferi", ha detto Url, sottolineando come i suini, per la loro particolare vulnerabilità, potrebbero diventare un "pericoloso laboratorio di virus per la ricombinazione".
L’allarme europeo si inserisce in un quadro di crescente preoccupazione internazionale. Il Global Virus Network (Gvn), rete che riunisce oltre 80 centri di eccellenza in virologia di 40 Paesi, ha chiesto agli Stati Uniti di intensificare le misure contro l’epidemia, che ha già colpito quasi 1.000 mandrie di bovini da latte e provocato l’abbattimento di oltre 168 milioni di capi di pollame dal 2022. In una pubblicazione su The Lancet Regional Health—Americas, gli scienziati hanno avvertito che il virus, pur non essendo ancora trasmissibile da persona a persona, potrebbe mutare e diventare altamente contagioso.
"La situazione può cambiare bruscamente se il virus continua a circolare nei mammiferi", ha avvertito Marion Koopmans, virologa dell’Erasmus Medical Centre dei Paesi Bassi e coautrice dello studio pubblicato su Lancet. Il Gvn ha chiesto ai governi di rafforzare la sorveglianza, migliorare le misure di biosicurezza e prepararsi alla possibilità di una trasmissione interumana.
Da Bruxelles, però, la Commissione europea ha cercato di rassicurare. La portavoce Eva Hrncirova ha dichiarato che nell’UE il rischio per la popolazione generale è "molto basso" e che, a differenza degli Stati Uniti, non sono stati finora registrati casi umani. L’Unione europea continua a monitorare l’evoluzione genetica del virus e a collaborare con gli Stati membri per il contenimento e il controllo dei focolai.
Nel Regno Unito, intanto, l’Health Security Agency (Ukhsa) ha inserito l’H5N1 tra i 24 virus con potenziale pandemico, definendo il ceppo attuale "una minaccia che potrebbe scatenare un’emergenza globale simile al Covid". Richard Pebody, responsabile dell’agenzia britannica, ha evidenziato che le recenti infezioni in diverse specie animali dimostrano come le caratteristiche del virus siano cambiate negli ultimi anni, aumentando il rischio di un salto di specie.