Il Tar del Lazio ha confermato la legittimità del decreto ministeriale del 27 giugno 2024 che impone la prescrizione medica non ripetibile per le composizioni ad uso orale di cannabidiolo (Cbd) ottenute da estratti di cannabis.
Il ricorso era stato presentato da un gruppo di aziende attive nella filiera della cannabis – tra cui Canapa Sativa Italia e Giantec Srl – che contestavano il nuovo inquadramento del Cbd tra i medicinali soggetti a controllo restrittivo. I giudici amministrativi, tuttavia, hanno respinto il ricorso ritenendo che il Ministero della Salute abbia agito nel rispetto del principio di precauzione, sostenuto da pareri tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità.
Secondo il Tar, anche in assenza di prove certe sulla presenza sistematica di Thc (la componente psicoattiva della cannabis) nelle preparazioni a base di Cbd, “il provvedimento risulta appropriato” e giustificato da “rischi potenziali per la salute pubblica”. I giudici hanno inoltre evidenziato come alcune valutazioni dell’Iss abbiano segnalato “tossicità e insicurezza” dei prodotti contenenti Cbd destinati all’assunzione orale, anche se non classificati come alimenti.
Perduca contesta inoltre la logica su cui si fonda il giudizio: “Nella sentenza si evocano addirittura decessi correlati a cannabinoidi sintetici non meglio specificati, che nulla hanno a che fare con i prodotti a base di CBD oggetto del ricorso. Non vi sono dati ufficiali o letteratura scientifica affidabile che giustifichino simili timori”.
Secondo l’Associazione, il principio di precauzione è stato applicato in modo improprio: “Si è scelta la strada del massimo allarme senza una reale valutazione del contesto internazionale e delle evidenze scientifiche disponibili. Così si ostacola la crescita di un comparto che in altri Paesi è già parte integrante della filiera della salute e del benessere”.
Nel frattempo, la vendita di composizioni orali di cannabidiolo in Italia sarà possibile solo dietro presentazione di una ricetta medica non ripetibile, come avviene per molti altri farmaci soggetti a controllo.
Un ulteriore nodo normativo per un settore che continua a muoversi tra opportunità terapeutiche e barriere burocratiche.