Attualità
Tumori alla tiroide, la sovradiagnosi è la sfida da affrontare con urgenza
Il 1° Report dell'Osservatorio nazionale sui carcinomi tiroidei (Itco) offre una visione complessiva basata su dati epidemiologici, clinici ed economici
L’aumento delle patologie tiroidee nodulari e neoplastiche rappresenta una sfida crescente per il Sistema sanitario nazionale, con implicazioni cliniche, sociali ed economiche che richiedono un approccio strategico e multidisciplinare. In Italia, infatti, ogni anno sono 7mila le persone che, apparentemente sane, hanno ricevuto la diagnosi. All’evoluzione dell’andamento dei casi e alla ricerca è dedicato il primo Report realizzato dall'Osservatorio nazionale sui carcinomi tiroidei (Itco), presentato alla Sapienza di Roma in un workshop e in un summit al Senato. Da oltre un decennio, l’Osservatorio lavora tramite un network di oltre 70 centri nazionali, offrendo una visione complessiva basata su dati epidemiologici, clinici ed economici. In particolare, secondo il Report, a crescere è stato il numero delle formazioni più piccole e indolenti individuate nel Paese: “che non meriterebbero di essere trattate, tanto è vero che, a livello internazionale, si spinge verso una riduzione della nostra aggressività terapeutica”, commenta il presidente di Itco, Cosimo Durante, docente del dipartimento di medicina traslazionale e di precisione dell’Università Sapienza di Roma.
La funzione del Report
Il documento osserva come il modo di diagnosticare le neoplasie della tiroide sia rimasto immutato negli ultimi dieci anni, malgrado i cambiamenti introdotti dalle Linee guida che raccomandano di intervenire solo in base al grado di gravità. “Questo è un contributo prezioso da parte dell’Osservatorio che diviene uno spunto per riflettere e capire come mai certe indicazioni che giungono da esperti e società scientifiche non vengono recepite”, commenta il professor Durante. A rimarcare l’attenzione sull’importanza del Report è Federico Serra, direttore generale della Itco Foundation: “non deve rimanere fra gli addetti i lavori ma deve divenire pubblico, farlo diventare uno strumento di comunità. Il documento deve indicare la stratificazione del rischio e l’ottimizzazione delle strategie terapeutiche tramite il supporto della ricerca scientifica”.Scongiurare la sovradiagnosi
In base ai dati, la sovradiagnosi dei tumori che non avrebbero mai dato segni clinici supera ad oggi in Italia il 70% dei nuovi casi. “Mettendo insieme i dati stimiamo che nel 2030 ci saranno 280mila persone con una diagnosi di tumore della tiroide, più del 50% rispetto al 2018”, afferma Luigino Dal Maso, ricercatore statistico-epidemiologo del Centro di riferimento oncologico Irccs di Aviano. “Come epidemiologi possiamo dire di scoraggiare a fare la ecografia se non ci sono sintomi o familiarità”, prosegue sottolineando come il rischio sia quello di gravare sulla qualità della vita della paziente che in caso di intervento chirurgico per eliminare l’organo è costretto a seguire i trattamenti per tutto il corso della sua esistenza.In età pediatrica
Oggi le linee guida della pediatria nel trattamento dei tumori tiroidei esistono, ma sono un adattamento di quelle dell’adulto. “Un’ipotesi di lavoro potrebbe essere distinguere la tipologia del lavoro per una popolazione pediatrica suddivisa in tre sottogruppi: prepuberale, adolescenziale e più vicino all’adulto”, consiglia Sebastiano Filetti, coordinatore Data analysis di Itco e professore emerito della Sapienza Università di Roma. Anche con lo scopo di chiarire il quadro in età pediatrica è appena nata la collaborazione dell’Itco con l’Istituto superiore di sanità e la Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp) per la quale “è in corso di formalizzazione un accordo di collaborazione scientifica così come la costituzione di un board scientifico”, annuncia Antonella Olivieri, responsabile dell'Osservatorio nazionale per il monitoraggio della lodoprofilassi (Osnami) dell’Istituto superiore di sanità.Patologia digitale
L’analisi istologica è un elemento chiave per l’inserimento del paziente nei database oncologici, ma “per fare questo è necessario che il referto sia standardizzato, riproducibile ed espresso in modo strutturato. Nel medio termine l’idea è quella associare al caso il vetrino digitale che permetterà valutazioni prospettive veloci”, afferma Anna Crescenzi, docente associato del dipartimento di scienze radiologiche, oncologiche e anatomo-patologiche dell’Università Sapienza di Roma, che al momento ha avviato uno studio in collaborazione con il consorzio interuniversitario Cineca sulla analisi informatica su 830 casi di carcinoma in database, distribuiti nei centri italiani che vengono contattati per mettere a disposizione i dati per questo studio. “Lo studio si basa sul registro dell’Osservatorio che non solo colleziona i dati ma lo fa in maniera rappresentativa del territorio e prospettica”.Valutazione dei dati
Riguardo all’analisi critica dell’integrazione dei Patient-Reported Outcomes (PROs) nella pratica clinica, vale a dire, l’esito riportato dai pazienti nei trial è intervenuto in video collegamento Massimo di Maio, presidente eletto della Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).“Il questionario – afferma – andrebbe raccolto prima della visita. Nell’esperienza all’ospedale Mauriziano, l’infermiera raccoglieva prima della visita il questionario che poi veniva discusso dal medico con il paziente; non c’è però un universale strumento da usare ma va personalizzato sulla base delle esigenze”, afferma Di Maio. “In Italia abbiamo validato un questionario sullo stato finanziario dei pazienti oncologici che può essere usato a fini sociologici”.Le prospettive
L’Osservatorio Itco sta allargando il proprio orizzonte di azione: “a luglio scorso ci sono state delle novità fra cui un cambio del comitato etico che è divenuto territoriale e l’aggiornamento della lista dei centri con l’inserimento di nuovi 21 strutture”, spiega Stefania Frasson, direttore scientifico di Ride2Med. Alcuni hanno già terminato l’iter di autorizzazione mentre altri stanno ancora completando la valutazione. “Sono – prosegue Frasson – in corso un percorso importante che è l’emendamento dei centri già approvati. Alcuni che lavorano all’Osservatorio hanno una documentazione datata. Il nostro compito è quello do ripartire con una dotazione alla pari, occorre fare un lavoro insieme”.
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