Il ritrovamento, lungo la costa salentina tra Lecce e Otranto, di una zanzara, Anopheles sacharovi, rinvenuta dopo circa 50 anni dall'ultima segnalazione ha sollevato preoccupazioni sul possibile ritorno della malaria. La zanzara Anopheles sacharovi, insieme ad un'altra specie, Anopheles labranchiae, era associata alla trasmissione della malaria prima che la malattia fosse eradicata dal Paese nel 1970. Ma è possibile un ritorno dell’infezione? Ecco che cosa dicono gli esperti.
"In Italia vive una zanzara Anopheles labranchiae che è in grado di trasmettere la malaria. Il fatto che in Puglia sia stata trovata l'Anopheles sacharovi ci dice che dobbiamo stare un po' più attenti ma nulla di più - sottolinea Salute Massimo Andreoni direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e professore ordinario di Malattie infettive Università Tor Vergata di Roma - Quest'ultima zanzara è solo 'più competente' rispetto alla prima nel trasmettere la malaria ma va chiarito che alcuni casi di malaria in Italia, la maggior parte di importazione, ci sono e non hanno mai portato a focolai o situazioni endemiche. La circolazione va monitorata ma senza allarmi".
Per il biologo Paolo Gabrieli, professore di Zoologia dell'università Statale di Milano, una carriera dedicata allo studio delle arbovirosi “Le condizioni attuali non giustificano un allarme immediato”, perché le zanzare anofele vettrici dell'infezione "oggi ci sono, ma sono troppo poche per sostenere il ciclo di trasmissione della malattia” ma "è fondamentale continuare a seguire il comportamento di questi insetti e controllarne la proliferazione". Soprattutto, avverte, “con un cambiamento climatico in corso”.
Per il biologo “momento stiamo dunque vivendo quello che viene definito 'anofelismo senza malaria'". Due le ragioni. La prima è che "avere la zanzara giusta non basta perché ci sia anche la malattia", la seconda è che le anofele italiane "oggi non sono sufficienti".
Insomma, poche zanzare anofele da un lato, nessun vero serbatoio umano o animale dall'altro. Ecco perché, sul fronte malaria, secondo Gabrieli "al momento possiamo stare relativamente tranquilli". Ma in futuro? Se ad oggi "la probabilità che possa esserci una trasmissione sostenuta dell'infezione in Italia è bassa - ribadisce l'esperto - è assolutamente importante mantenere alta la guardia". Ma le condizioni potrebbero cambiare “Umidità e caldo" alle zanzare piacciono, si sa, e la tropicalizzazione del meteo anche alle nostre latitudini "sicuramente non aiuta. Bisogna stare attenti, a non creare delle condizioni che favoriscano la diffusione di nuove zanzare invasive che possono portarci malattie dall'estero. Comprese altre zanzare in grado di trasmettere la malaria" chiosa il professore.
Anche gli esperti riuniti a Barcellona per il Congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) hanno lanciato l'allarme: "Se le emissioni di carbonio e la crescita della popolazione continueranno ad aumentare ai ritmi attuali, entro il 2100 saranno a rischio di malaria e Dengue 4,7 miliardi di persone in più nel mondo". Italiani compresi.
Per Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova, il fatto di avere trovato una zanzara del genere Anopheles in Puglia "non deve allarmare la popolazione perché non c'è un rischio immediato di trasmissione della malaria però pone problema che si inserisce in un discorso globale sulle zanzare e i cambiamenti climatici che stanno favorendo la proliferazione. L'Anopheles però pone il problema della malaria per il futuro e del controllo delle zanzare: spero che questa scoperta in Puglia serva a lavorare meglio su tutti i generi di zanzare attraverso larvicidi e pesticidi. Chi dice oggi di far crescere l'erba senza tagliarla per difendere la biodiversità, spero stia scherzando perché le zanzare sono vettori di Dengue, West Nile, Chikungunya e poi, appunto, della malaria".
Attacco a cui ha risposto, indirettamente, l’entomologo Leonardo Forbicioni su X (ex Twitter) dopo che anche il virologo Roberto Burioni aveva rilanciato la stessa preoccupazione di Bassetti, notando che un aumento della biodiversità favorirebbe anche specie di artropodi che predano le zanzare: “Credo che l’erba non falciata non aiuti in alcun modo l’aumento numerico e/o comunque la proliferazione delle zanzare. Penso anzi che le conseguenze potrebbero essere assolutamente positive nei confronti del problema. Un aumento della diversificazione vegetale farebbe aumentare sicuramente il numero di specie di artropodi presenti in una determinata area. Tra questi, aumenterebbero anche, ad esempio, gli antagonisti ed i predatori delle zanzare. Aumentare il tasso di biodiversità anche in piccole aree come aiuole o giardini, non può che far bene all’equilibrio generale tra le specie. Per le zanzare sono invece deleteri le piccole raccolte di acqua presenti nei giardini domestici”.