
I risultati di uno studio multicentrico a livello nazionale condotto dalla Johns Hopkins Medicine e dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health suggeriscono che, dopo aver contratto la malattia Covid-19, i pazienti che ricevono precocemente un trattamento con plasma convalescente hanno meno probabilità di sviluppare la condizione nota come Long-Covid.
La nuova ricerca,
pubblicata online su mBio, è un follow-up di uno studio clinico del 2021 che ha dimostrato che il plasma convalescente è un'opzione efficace e sicura come trattamento ambulatoriale precoce per COVID-19.
Nello studio clinico originale i ricercatori hanno reclutato 1.181 pazienti tra giugno 2020 e ottobre 2021, randomizzandoli in tre gruppi: uno ha ricevuto il plasma convalescente entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi, uno che ha ricevuto plasma convalescente dopo 5 giorni la comparsa dei sintomi e un gruppo ha ricevuto plasma da pazienti sani.
Lo studio ha rilevato che 17 partecipanti su 592 (2,9%) che hanno ricevuto il plasma convalescente hanno richiesto il ricovero ospedaliero entro 28 giorni dalla trasfusione, mentre 37 su 589 (6,3%) che hanno ricevuto plasma di controllo con placebo avevano avuto necessità di ricovero. Ciò si è tradotto in una riduzione del rischio relativo di ricovero ospedaliero del 54%.
Nel follow-up, i ricercatori hanno utilizzato, su 882 partecipanti che hanno continuato le analisi, le misurazioni delle citochine e delle chemochine, insieme alle segnalazioni dei pazienti di eventuali condizioni post-COVID a 90 giorni dopo la guarigione, per determinare se esistesse qualche associazione tra la terapia col plasma convalescente precoce e i sintomi COVID a lungo termine. Sono stati analizzati anche i dati demografici, malattie concorrenti e lo stato vaccinale.
Dopo 3 mesi, 590 (66,9%) dei partecipanti allo studio non hanno mostrato condizioni post-COVID, mentre 292 (33,1%) sì. Di quest'ultimo gruppo, i sintomi più comunemente riportati erano affaticamento e anosmia, o perdita dell'olfatto.
Il trattamento precoce col plasma convalescente si è dimostrato un fattore protettivo nei confronti dello sviluppo di Long-Covid; infatti, nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento entro 5 giorni dallo sviluppo dei sintomi il 27,4% ha sviluppato sintomi a 90 giorni dalla guarigione contro il 35% di chi ha ricevuto il trattamento più tardivamente e il 34,3% di chi ha ricevuto plasma di persone sane.
Anche la vaccinazione ha protetto contro lo sviluppo del Long-Covid: tra i non vaccinati il 34% ha sviluppato condizioni a lungo termine, mentre tra chi ha ricevuto solo una dose di vaccino la percentuale è stata del 32,7% e tra chi ha ricevuto 2 o più dosi di vaccino solo il 28,8% ha presentato sintomi a più di 90 giorni dalla guarigione.
Inoltre, i partecipanti allo studio che presentavano livelli più alti del normale di una particolare citochina, l'interleuchina-6 (IL6), avevano maggiori probabilità di essere tra quelli con sintomi post-COVID entro il giorno 90. I ricercatori hanno notato che anche i livelli di IL6 sono diminuiti più velocemente nei pazienti cha hanno ricevuto plasma convalescente.
"Il nostro studio è il primo a mostrare che l'aumento dell'IL6 all'inizio dell'infezione è associato alle condizioni post-COVID", ha dichiarato il Dott.
Kelly Gebo, co-autore dello studio, professore di medicina presso la Johns Hopkins University School of Medicine. "Mentre i livelli di citochine diminuivano nell'intera popolazione dello studio dall'infezione al giorno 90, diminuivano più velocemente in coloro che avevano ricevuto plasma convalescente all'inizio della malattia. Quindi, sembra che, quando i livelli di IL6 rimangono elevati durante il recupero dal COVID-19, probabilmente contribuiscano alle condizioni post-COVID."