
Dopo le formulazioni sottocutanee, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa)ha recentemente riconosciuto la rimborsabilitàdi eptinezumab, primo anticorpo monoclonale anti-Cgrp (peptide correlato al gene della calcitonina) a somministrazione endovenosa per la profilassi dell'emicrania nei pazienti adulti.Questa nuova formulazione "presenta alcune rilevanti specificità: permette una somministrazione in 30 minuti, 4 volte all'anno, ovvero una ogni 3 mesi (12 settimane)". Lo sottolinea Piero Barbanti, direttore dell'Unità per la cura e la ricerca su Cefalee e Dolore, Irccs San Raffaele Roma, professore associato di Neurologia, Università San Raffaele, Roma e presidente dell'Associazione italiana per la lotta contro le cefalee (Aic), intervenuto all'evento 'Emicrania: nuove prospettive per il paziente tra innovazione, ricerca e opportunità normative', organizzato da Lundbeck Italia a Roma.
La nuova formulazione "ha una particolare rapidità di insorgenza dell'effetto profilattico - evidenzia il neurologo - correlabile al peculiare profilo farmacocinetico dovuto alla via di somministrazione endovenosa, e un effetto preventivo sostenuto nel tempo. La sua efficacia preventiva è stata provata sia per l'emicrania episodica che cronica, in presenza o meno di uso eccessivo di analgesici e di fallimenti di precedenti terapie antiemicraniche preventive". Inoltre, "il favorevole profilo di tollerabilità e sicurezza di eptinezumab - aggiunge Barbanti - è stato provato anche nel lungo termine, come mostrano i dati, fino a 2 anni dall'inizio del trattamento".
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), "l'emicrania - rimarca
Paolo Calabresi, direttore dell'Uoc Neurologia, professore ordinario dell'Istituto di Neurologia, Fondazione Policlinico Gemelli Irccs e past president della Società italiana studio cefalee (Sisc) - rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante. Colpisce circa il 14-15% degli adulti con una prevalenza 3 volte maggiore nelle donne e anche le fasce più giovani. Nonostante il suo impatto sia elevatissimo da ogni punto di vista (umano, sociale ed economico), ancora oggi viene definita patologia invisibile".
La fisiopatologia dell'emicrania è complessa. "Tuttavia - precisa
Alessandro Padovani, professore ordinario di Neurologia dell'Università di Brescia e presidente eletto della Società italiana di neurologia (Sin) - è ormai chiaro il ruolo centrale dell'attivazione delle vie trigemino-vascolari, che provoca il rilascio di sostanze vasodilatatrici, proinfiammatorie e neuropeptidi divenuti i target principali nel trattamento della patologia. Infatti, negli ultimi anni sono stati sviluppati farmaci che agiscono sul peptide Cgpr. Gli anticorpi monoclonali e i gepanti neutralizzano il Cgpr oppure bloccano il suo recettore e, di conseguenza, agiscono antagonizzando un meccanismo centrale nella patogenesi dell'emicrania. Grazie a questi farmaci e all'utilizzo della tossina botulinica, si è aperta una nuova era nel campo delle cefalee, creando le condizioni per trattamenti precisi e personalizzati per la prevenzione dell'emicrania, con miglioramento dell'efficacia e del profilo di sicurezza e tollerabilità".
L'emicrania episodica - ricorda una nota - è una malattia neurologica ad alto rischio di cronicizzazione se non curata in modo adeguato. Quando poi si presenta in forma cronica comporta grave disabilità, elevati costi e rischio di uso eccessivo di farmaci sintomatici. "Le conseguenze della terapia inadeguata, evidenziate dal Registro italiano dell'emicrania - precisa Barbanti - sono nomadismo sanitario; visite specialistiche frequenti, ma inutili (una media di 18 specialisti diversi per chi abbia almeno 25 giorni di emicrania al mese); esami diagnostici non necessari o erronei nel 95% dei casi, di cui 8-9 volte su 10 a carico del Servizio sanitario nazionale".