
I residenti dei quartieri della movida "selvaggia" possono chiedere i danni ai comuni, nel caso questi ultimi non garantiscano il rispetto delle norme di quiete pubblica.
È quanto stabilito dalla Cassazione in risposta alla causa promossa da una coppia che vive nel centro storico di Brescia al termine di una vicenda iniziata ormai nel 2012.
La coppia, residente nel centro di Brescia, in zona di particolare vita notturna, fece causa all'allora amministrazione comunale lamentando i rumori troppo forti e invadenti causati dalla movida e la mancanza di rispetto alle norme di quiete pubblica e chiedendo un risarcimento danni. La causa, che fu promossa dal fratello dell'allora sindaco Paroli, fu vinta in primo grado e poi ribaltata in appello. Adesso la pronuncia della Suprema Corte che farà giurisprudenza.
Secondo la sentenza, se il comune non garantisce il rispetto delle norme di quiete e i rumori dannosi per la salute degli abitanti non vengono controllati, il comune stesso deve pagare i danni.
Il sindaco di Ravenna,
Michele De Pascale, anche presidente dell'Unione delle Province d'Italia, ritiene che questa sentenza attribuisca una forte responsabilità, anche di natura risarcitoria, ai comuni
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In passato, i locali si lamentavano delle sanzioni per il rumore generato sulla strada di fronte a loro. De Pascale ha affermato che i comportamenti scorretti di alcuni avventori creano enormi problemi, nonostante la maggioranza delle persone si comporti in modo rispettoso. Tuttavia, sostiene che sia necessario un intervento legislativo che combini responsabilità e poteri, al fine di far rispettare le regole, poiché il danno economico per i comuni potrebbe essere enorme.
Anche
Alessio d'Amato, consigliere d'opposizione nel Consiglio regionale del Lazio, considera questa sentenza importante poiché riconosce la prevalenza del diritto alla salute rispetto alla movida. I comuni dovranno quindi prepararsi adeguatamente per evitare richieste di risarcimento che potrebbero travolgerli.