Governo e Parlamento
Regioni
27/03/2022

Distribuzione farmaci, le Regioni puntano su Dpc. Sifact rivendica il ruolo del farmacista ospedaliero

Distribuzione del primo ciclo di cura in ospedale: sì o no? A trasformare in una sorta di sondaggio sulla distribuzione diretta le audizioni in Commissione Affari Sociali della Camera sulla dispensazione dei farmaci per le cronicità concorrono due elementi: in pandemia molti pazienti si sono giovati della possibilità di ottenere i medicinali nella farmacia sotto casa, acquistati dall'Asl ma distribuiti "per conto" di quest'ultima; d'altra parte, la distribuzione per conto (DPC) si propone come aspetto concreto di rilancio della medicina del territorio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

In questa chiave vanno lette le audizioni, di segno molto diverso tra loro, della Vice Presidente della Commissione salute degli assessori Salute Letizia Moratti, che ha presentato un documento delle regioni di "proposte ed innovazioni", e della Presidente della Società di Farmacia Clinica e Terapia-Sifact Francesca Venturini, che rappresenta i farmacisti dipendenti di Asl e ospedali, specializzati dopo un percorso quadriennale post-laurea. Assessora al Welfare in Lombardia, Moratti ricorda che il quadro economico oggi è diverso dal 2001 quando a seguito di un balzo della spesa farmaceutica del 15% dovuto all'abolizione del ticket, la legge 405 impose per alcune categorie di farmaci la distribuzione nelle farmacie ospedaliere e delle Asl, rendendoli indisponibili nelle farmacie territoriali, e vi incluse la consegna dei medicinali ai pazienti dimessi per terapie da proseguire sul territorio. Le regioni negli anni sono andate in ordine sparso e in alcune oggi si consegnano in ospedale ai pazienti anche farmaci per la prosecuzione delle terapie; «nel contempo ci si chiede se la distribuzione diretta sia vitale per la sostenibilità del sistema, ad esempio se generi risparmi da riportare alle voci relative all'acquisto dei farmaci più innovativi; e la risposta è negativa, perché per quella spesa si attinge oggi ad un Fondo farmaci innovativi da 1,5 miliardi. La distribuzione diretta - spiega Moratti -non sostiene più l'innovazione. Né è vero che il paziente non ha disagi nel recarsi in ospedale a prendere questi farmaci o che il passaggio in ospedale si concretizza regolarmente con la supervisione da parte dello specialista. Quando in Commissione Salute abbiamo analizzato il DM71 sugli standard territoriali, dopo una riflessione iniziale abbiamo deciso di non far riferimento al farmacista ospedaliero e di promuovere la farmacia territoriale per la consegna prevedendo quest'ultima come punto di distribuzione unico, capace di garantire presa in carico dei pazienti cronici, farmacovigilanza e continuità terapeutica come Farmacia dei Servizi. Tanto più che nelle attività approvate della FdS rientrano telemedicina e telemonitoraggi, e che - a differenza della farmacia ospedaliera - nella farmacia territoriale i farmaci scaduti sono a zero». Le regioni nel documento "eleggono" la DPC per cronicità "che richiedono una più qualificata presa in carico assistenziale" e nel caso di consumi di farmaci la cui spesa a singola confezione è tale per cui si ottiene un vantaggio economico con le procedure a evidenza pubblica. Moratti conferma poi la propensione delle Regioni verso un ricarico per "fee" anziché in percentuale per il farmacista, e per un modello distributivo "il più territoriale possibile".

Venturini porta esperienze concrete e sottolinea che nemmeno nella farmacia ospedaliera vi siano "resi" e farmaci scaduti. Inoltre, se in questi anni l'Italia ha introdotto farmaci innovativi è stato anche grazie a risparmi da distribuzione diretta le cui premesse sono state gettate con la legge 405, risparmi che in alcune regioni hanno permesso di far rientrare la spesa per le malattie rare nei livelli essenziali di assistenza. «Oggi la dispensazione di farmaci tecnologici ha visto imporsi il farmacista ospedaliero sia come counselor del paziente sia come riferimento dei gruppi interdisciplinari che lo prendono in carico, specie per categorie come i biosimilari i cui benefici a parità di spesa si sono dimostrati nel complesso superiori», dice Venturini. E porta ad esempio quattro esperienze: la presa in carico della sclerosi multipla su 350 pazienti seguiti in 17 centri in tutta Italia con grande aderenza alle cure e soddisfazione per l'80% del campione; l'avvenuta semplificazione delle terapie per i malati Hiv cronicizzati da parte dei centri che li hanno in cura; il Clinical Pharmacy Desk al CRO di Aviano in Friuli VG dov'è stato avviato un monitoraggio della sicurezza dei farmaci oncologici e delle reazioni avverse nell'ambito di una relazione la cui gestione è gradita al 91% dei pazienti interpellati; la distribuzione diretta dei farmaci orali prescritti dal MIRST di Meldola per tutti i pazienti dell'Ausl Romagna che beneficiano di un monitoraggio della terapia e di un servizio di dispensazione personalizzato. Per la farmacia, non sempre essere ospedaliera vuol dire essere lontana.
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