Pnrr, Gemmato (FdI): necessaria corretta gestione dei fondi e una visione chiara sui ruoli
Incapacità di spesa dei fondi da parte degli enti pubblici e mancanza di visione». Questi sono i punti critici per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che l'On. Marcello Gemmato, Segretario della XII Commissione (Affari Sociali) ha denunciato nel corso di un'intervista a Sanità33. Le risorse che vengono dal PNRR per la Missione 6 Salute sono 15,63 miliardi, divisi tra le due componenti: reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale, ai quali vengono stanziati 7 miliardi di stanziamenti. La seconda componente per la quale vengono stanziati i restanti 8 miliardi e 63 milioni di euro riguarda l'innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. Il primo punto che Gemmato mette in discussione riguarda la capacità dell'ente pubblico, che si tratti di Regioni o Comuni, di spendere tali fondi. «Spesso le Regioni non sono in grado di spendere neanche i soldi della programmazione ordinaria, molti di questi vengono rimandati al mittente con un doppio danno per i cittadini». Nel caso del Pnrr parliamo di una programmazione straordinaria, quindi, la questione è ancora più complessa.
Alla mancanza di una corretta gestione e spesa dei fondi del Pnrr, si aggiunge, secondo Gemmato, la carenza di una visione chiara su ruoli e processi. «Si è pensato di investire in strutture ma non in professionisti. Oggi, a seguito dell'imbuto formativo e della Gobba pensionistica relativa ai medici di medicina generale, ci troveremo senza professionisti. Ricordiamo che durante la pandemia sono dovuti venire in Italia medici cubani, medici russi, medici albanesi», racconta l'onorevole. «Nel PNRR si parla di 1288, diventate 1350, casa delle case della comunità, si parla di 605 centri operativi territoriali, si parla di 400 ospedale di comunità, ma non è chiaro in tutte queste strutturazione territoriali chi ci vada e come e con quale titolo», osserva Gemmato. «Corriamo così il rischio di strutturare cattedrali nel deserto e non vorremmo che accadesse lo stesso che è successo con le case della salute», dichiara.
«Il grande tema - aggiunge Gemmato - è quello della riforma del Titolo V della Costituzione, della regionalizzazione della sanità, e del fatto che, secondo l'articolo 32 della Costituzione, invece tutti i cittadini hanno diritto ad avere lo stesso livello di assistenza sanitaria. Abbiamo 20 interpretazioni diverse di un'idea di sanità che viene declinata in maniera diversa. Parlo del farmaco, assistiamo ad esempio al fatto che per alcune patologie, come le malattie rare, se una regione è in piano di rientro non può dispensare alcuni farmaci, la regione accanto, con persone che magari si trova a 5 km di distanza, invece possono accedere a quel farmaco». «La pandemia ci ha dimostrato che non possiamo avere 20 sistemi sanitari regionali ma dobbiamo avere un sistema sanitario nazionale che è quello che detta le linee, con le articolazioni regionali che devono rendere maggiormente fruibile il sistema sanitario ma che non posso diventare 20 sistemi diversi che legiferino e interpretino la sanità in maniera diversa. In questo - conclude - il Dm 71 deve impattare».
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