Uno studio multicentrico internazionale, pubblicato su "Lancet Neurology" e coordinato da Oskar Hansson (Università di Lund, Unità di Ricerca sulla Memoria Clinica, Malmö, Svezia), ha mirato a identificare i biomarcatori plasmatici dell’Alzheimer che permettono di prevedere con maggiore accuratezza le variazioni longitudinali nella patologia neurodegenerativa e nella funzione cognitiva nei soggetti con sindrome di Down. I risultati emersi indicano che la tau fosforilata in posizione treonina 217 (p-tau217) e la proteina fibrillare acida gliale (GFAP) rappresentano marcatori validi per la valutazione prognostica, sia in contesto clinico sia in ambito di ricerca.
Lo studio ha coinvolto 258 adulti con sindrome di Down di età pari o superiore a 25 anni, arruolati tra il 13 luglio 2016 e il 15 gennaio 2019 in sette centri universitari situati nel Regno Unito e negli Stati Uniti. I partecipanti sono stati seguiti ogni 16 mesi e sottoposti ad analisi del sangue per il dosaggio dei biomarcatori plasmatici p-tau217, GFAP, rapporto beta-amiloide 1-42/1-40 (rapporto Aβ42/40), neurofilamento leggero (NfL) e tau totale (t-tau), unitamente a valutazioni cognitive tramite Down Syndrome Mental Status Examination (DS-MSE) e imaging PET per amiloide (Aβ-PET) e tau (tau-PET). Le associazioni tra marcatori plasmatici e andamento clinico sono state analizzate tramite modelli di regressione lineare, mentre il rischio di conversione a demenza è stato valutato con regressione di Cox.
Ciascun biomarcatore ha mostrato correlazioni significative con i parametri di progressione della malattia. Tuttavia, nei modelli combinati, p-tau217 è stato l’unico marcatore a mantenere associazioni solide con il peggioramento cognitivo, l’incremento del carico tau alla PET e la conversione a demenza. Sia p-tau217 che GFAP sono inoltre risultati associati all’accumulo di amiloide misurato tramite Aβ-PET.
Le analisi longitudinali hanno confermato il ruolo prognostico di questi biomarcatori. L’aumento di p-tau217 nel tempo si è associato al calo dei punteggi DS-MSE, alla crescita del carico tau alla PET e all’aggravarsi dell’accumulo amiloide. In parallelo, le variazioni longitudinali di GFAP hanno mostrato una significativa correlazione con l’amiloide.
Questi risultati suggeriscono che la p-tau217 plasmatica e la GFAP potrebbero essere preziose per la valutazione prognostica della malattia di Alzheimer nelle persone con sindrome di Down, sia in contesti clinici che di ricerca. I dati ottenuti supportano inoltre la valutazione di questi biomarcatori per il monitoraggio della sua progressione patologica negli studi clinici dedicati a questa popolazione.
A.Z.