Superare la logica della colpa per garantire tutele più efficaci sia ai pazienti sia ai professionisti della sanità. È questa la proposta dell’Anaao Assomed, presentata oggi a Roma durante il convegno “Ma che colpa abbiamo noi. I confini della responsabilità professionale in sanità”, dove il sindacato dei medici ha lanciato un appello per adottare anche in Italia il modello francese cosiddetto “no fault”, ovvero senza colpa. “Non chiediamo sconti, ma un sistema più equo”, ha dichiarato il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio. “Molti paesi europei – ha spiegato – hanno abbandonato il principio del risarcimento legato alla colpa, in favore dell’indennizzo, che consente al paziente di ottenere un riconoscimento economico senza dover dimostrare errori medici, salvaguardando al contempo i diritti di tutte le parti coinvolte”.
Secondo Anaao, il modello francese porta numerosi vantaggi: riduce lo stress psicologico sul personale sanitario, spesso operante sotto la minaccia di contenziosi legali; promuove una relazione più trasparente e collaborativa tra medici e pazienti; abbatte i costi legali e alleggerisce il carico sui tribunali; favorisce una maggiore attenzione alla prevenzione degli errori, grazie a formazione continua e protocolli più rigorosi; e protegge la reputazione professionale dei sanitari da processi sommari basati su singoli episodi. “In Francia – ha proseguito Di Silverio – nel 98% dei casi le richieste vengono accolte da una commissione competente. Il paziente riceve un indennizzo certo e in tempi rapidi, rinunciando a intentare causa. È una soluzione che snellisce le procedure, garantisce giustizia e riduce il contenzioso”.
Il quadro italiano, invece, secondo Anaao, è ben diverso. “La riforma della responsabilità professionale in Italia – ha concluso Di Silverio – è ferma. Dopo il fallimento della Commissione D’Ippolito, che ha prodotto un documento bocciato dagli stessi professionisti della sanità, non si è più visto alcun intervento credibile. E questo non aiuta a migliorare il clima nelle corsie, dove regna la paura più che la fiducia. Non vogliamo impunità, ma un sistema che riconosca gli errori e li gestisca, senza criminalizzare chi ogni giorno salva vite”.