"C'è un vestito che ci va stretto. Si tratta di un documento, la Nota 98 che, di fatto, regola l'utilizzo dei farmaci intravitreali”. A dirlo Paolo Lanzetta, professore di Oftalmologia e direttore della clinica Oculistica università degli studi di Udine, a un incontro con la stampa organizzato da Bayer.
La Nota 98 dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è quella che regola la prescrizione e la rimborsabilità dei farmaci anti-VEGF per il trattamento delle maculopatie, con l’obiettivo di garantire un accesso equo ed economicamente sostenibile alle terapie. Due gli aspetti discutibili secondo Lanzetta: la nota prevede che le somministrazioni intravitreali possono avvenire in ambiente ambulatoriale e non necessariamente in sala operatoria, semplificando il percorso terapeutico per i pazienti. Tuttavia, la classificazione con il codice Osp (uso ospedaliero) ne limita comunque la somministrazione all’interno delle strutture ospedaliere, la seconda criticità evidenziata dall’esperto riguarda la modalità con cui la Nota 98 stabilisce il criterio di scelta tra i farmaci anti-VEGF disponibili
“La Nota 98 rassicura sulla possibilità di un ambiente ambulatoriale più snello – spiega Lanzetta – ma poi afferma che i farmaci sono classificati con codice Osp e vanno somministrati in ospedale, rendendo difficile una gestione più territoriale e vicina ai pazienti”.
Per quel che riguarda la scelta del farmaco attualmente, il documento considera equivalenti i diversi anti-VEGF, inclusi quelli di prima generazione come bevacizumab, e raccomanda di privilegiare il farmaco economicamente più vantaggioso. Un criterio che, secondo Lanzetta, non tiene conto delle differenze di efficacia e impatto sulla qualità della vita. “Questa impostazione costringe a preferire farmaci ormai obsoleti rispetto a molecole più avanzate, che permettono regimi di somministrazione meno frequenti, migliorando l’aderenza e riducendo i costi complessivi del trattamento nel lungo periodo”, conclude Lanzetta.