Tracce di farmaci antidolorifici, antimicrobici, antidepressivi, contraccettivi e antiparassitari sono tra le sostanze più frequentemente riscontrate nelle acque superficiali e sotterranee, nei suoli e nei tessuti animali con concentrazioni variabili a seconda del tipo di farmaco e della vicinanza alle fonti di contaminazione. Sono l’insieme di “prodotti farmaceutici” (pharmaceuticals) e di “prodotti per la cura della persona” (PPCP) riconosciuti come contaminanti di interesse emergente che da anni sono diventati motivo di crescente preoccupazione. A lanciare l’allarme è ISDE Italia – Medici per l’Ambiente, che con un nuovo Position Paper “Farmaci e prodotti per la cura della persona: contaminanti di interesse emergente” porta all’attenzione pubblica e politica un tema spesso sottovalutato: l’impatto ambientale e sanitario dei residui di questi prodotti.
Tra le sostanze PPCP più frequentemente riscontrate vi sono antidolorifici, antimicrobici, antidepressivi, contraccettivi e antiparassitari. Inoltre, tracce di alcuni farmaci sono state trovate persino nell’acqua potabile. I residui dei prodotti farmaceutici possono entrare nell’ambiente durante la loro produzione, utilizzo e smaltimento.
L’inquinamento causato da alcuni prodotti farmaceutici e da alcuni conservanti, additivi, coloranti è un problema crescente, con prove ben documentate sui rischi per l’ambiente e, in particolare, per la salute umana in relazione alla resistenza antimicrobica.
“Non possiamo più ignorare il problema”, aggiunge il Dott. Agostino Di Ciaula, presidente del comitato scientifico di ISDE e co-autore dello studio. “Sappiamo che alcuni di questi composti hanno effetti tossici ed di interferenza endocrina, eppure la regolamentazione fatica a stare al passo con le evidenze scientifiche”.
I rischi paventati associabili all’esposizione cronica a questi composti includono: disturbi del sistema riproduttivo; alterazioni del metabolismo; disturbi del sistema immunitario; effetti neurotossici; sviluppo di tumori, si legge nel paper.
Inoltre, le evidenze disponibili dimostrano nell’essere umano chiari effetti sanitari secondari all’esposizione involontaria ad antimicrobici/antibiotici (antimicrobico-resistenza), a sostanze per la cura del corpo (principalmente interferenza endocrina, alterazioni metaboliche ed epatiche, alterazioni spermatiche, alterazioni della gravidanza e del neurosviluppo), plastificanti (rischio oncologico), filtri/bloccanti UV (alterazioni della gravidanza, dello sviluppo sessuale, della fertilità, alterazioni immunologiche).
Quindi la questione, sottolineano i medici, non è solo proteggere l’ambiente, “ma di difendere la salute delle persone. La nostra Associazione invita produttori, medici, operatori sanitari e cittadini ad agire in modo responsabile adottando pratiche “virtuose”, ciascuno nel proprio ambito, per ridurre questo fenomeno e promuovere una regolamentazione più efficace e più rispettosa dell’ambiente”.
Il paper dell’ISDE chiede alle istituzioni un intervento immediato, con un monitoraggio più rigoroso delle acque e delle matrici ambientali, la promozione di tecnologie che portino alla progettazione di farmaci e additivi efficaci e meno impattanti sull’ambiente, la sensibilizzazione degli operatori sanitari e dei cittadini alla necessità di limitare il problema. Il paper evidenzia il ruolo cruciale degli operatori sanitari nella riduzione dell’impatto ambientale dei farmaci: medici, farmacisti e veterinari sono interlocutori diretti dei cittadini e possono sensibilizzarli su un uso più consapevole dei farmaci, promuovendo pratiche di prescrizione e dispensazione responsabili.
“Spetta alle aziende perseguire l’o¬biettivo di produrre farmaci più eco sostenibili, e ai medici e ai farmacisti (per i percorsi di auto cura) di ridurre o minimizzare la quota di farmaci prescritti o consigliati in maniera inappro¬priata e di quelli inutilizzati”. Ma anche “l’educazione del paziente al consumo razionale dei medici¬nali, al rispetto delle indicazioni terapeutiche e al corretto smaltimento dei medicinali inutilizzati o scaduti, dovrebbe¬ro far parte della pratica clinica quotidiana dei medici e del lavoro dei farmacisti”.
La formazione specifica per i professionisti della salute alla “prescrizione/consiglio responsabile e ecosostenibile” è essenziale per comprendere i percorsi virtuosi che possono limitare la dispersione di queste sostanze nell’ambiente.