Nel 2024 "sono state registrate 25.940 aggressioni (i casi ufficialmente denunciati, che non includono il sommerso) tra sanità pubblica e privata". A rilevarlo una indagine Amsi-Umem-Uniti per unire. "Se nel 2023 le aggressioni ufficiali erano state 18mila solo nella sanità pubblica, solo in quest'ultima si registra nel 2024 un aumento di ben 5.940 aggressioni (+33%)", sottolineano i consigli direttivi delle associazioni. Lombardia, Campania, Puglia, Lazio e Sicilia hanno fatto registrare i maggiori incrementi nell'anno appena concluso.
"Le aggressioni al personale sanitario in Italia hanno raggiunto livelli davvero critici nel 2024, con un aumento medio del 33% rispetto all'anno precedente. Questi dati, che dipingono un quadro davvero drammatico, sono il riflesso di un sistema sanitario sovraccarico e sempre più in difficoltà nel rispondere alle esigenze della popolazione", avverte Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), Umem (Unione medica euromediterranea) e del movimento internazionale Uniti per unire. "Le vittime di queste aggressioni sono principalmente le donne (73%), con infermieri e fisioterapisti tra le categorie più colpite - evidenzia l'indagine - Gli episodi non riguardano solo le grandi città, ma anche le aree periferiche, dove la carenza di risorse si fa sentire con maggiore intensità. Gli aggressori, nella maggior parte dei casi, sono pazienti o familiari esasperati dalla lentezza o dalla mancanza di risposte adeguate da parte del sistema sanitario".
"Se non interveniamo, questa situazione rischia di sfociare in un'emergenza ancora maggiore. Il personale sanitario sta facendo un lavoro straordinario, ma è sempre più difficile garantire sicurezza e qualità. Bisogna agire subito", ribadisce Aodi. Tra le soluzioni proposte da Aodi spiccano l'istituzionalizzazione dei codici bianchi, la creazione di ambulatori dedicati e il rafforzamento della collaborazione tra ospedali e medici di base. "Dobbiamo decongestionare i pronto soccorso, liberandoli dai casi meno urgenti, e creare un sistema integrato che possa rispondere alle esigenze dei cittadini senza compromettere la sicurezza del personale sanitario", aggiunge.
La proposta di Aodi prevede "la creazione di ambulatori per la gestione dei codici bianchi, dedicati ai pazienti con patologie non urgenti. Questi ambulatori potrebbero essere collocati in prossimità dei pronto soccorso o all'interno delle Asl e delle strutture accreditate, con un focus particolare sui giorni di maggiore affluenza, come fine settimana e festività".
"Un modello efficace - ricorda il presidente - noi di Amsi lo abbiamo già sperimentato presso il Pertini di Roma, dove la collaborazione tra ospedale, medici Amsi e medici di famiglia ha contribuito a migliorare la gestione dei casi meno urgenti e diminuire il costo della medicina difensiva. Inoltre, i cosiddetti punti soccorso sono molto importanti nei paesi di provincia, come è già avvenuto, su nostra iniziativa, a Santa Severa, grazie alla sinergia tra Asl Roma 4, Croce Rossa di Santa Severa ed il presidente Fabio Napolitano e la stessa Amsi. Grazie a strutture come questa, nei paesi di provincia lontani dai pronto soccorso ospedalieri è possibile salvare vite e intervenire prontamente".