La nota 99 di AIFA richiede il piano terapeutico di uno specialista per la triplice terapia per la BPCO. Un rischio per la salute del paziente e un peso per il SSN. I limiti della nota 99 sono stati al centro del 41° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG).
La BPCO, una patologia cronica spesso sotto diagnosticata, necessita di cure tempestive e personalizzate per migliorare la qualità della vita dei pazienti: il medico di famiglia riveste pertanto un ruolo centrale nella gestione quotidiana, nella diagnosi precoce, nella somministrazione delle terapie e nel verificare i rischi di riacutizzazioni.
Come mostrano i dati del Ministero della Salute, la mortalità a 30 giorni per le riacutizzazioni della BPCO è in crescita, al contrario dei dati relativi a infarto miocardico e ictus ischemico. La figura preposta al monitoraggio del rischio di riacutizzazioni della patologia è proprio il Medico di Medicina Generale, mentre lo specialista fa un esame di secondo livello; il medico di famiglia ha quindi l’esigenza di poter disporre di tutto il ventaglio delle strategie terapeutiche disponibili. Tuttavia, la nota 99 di AIFA lascia delle limitazioni in proposito, lasciando solo al piano terapeutico dello specialista pneumologo o internista la possibilità di prescrivere la triplice terapia. Questo limite mette a rischio un intervento terapeutico immediato, gravando maggiormente sulle casse del SSN.
Il medico di medicina generale deve quindi essere posto nelle condizioni di prescrivere liberamente la triplice terapia, senza la necessità di un piano terapeutico specialistico.
La Nota 99 è stata emanata dall’Agenzia Italiana del Farmaco nel 2021: ha dato alla Medicina Generale più potere prescrittivo e più capacità di gestire il paziente, con la possibilità di prescrivere la duplice terapia (LABA-LAMA), andando oltre il trattamento del broncodilatatore.
“La revisione della Nota 99, eliminando l’obbligatorietà del piano terapeutico specialistico per la triplice terapia, consentirebbe di migliorare l’efficienza del sistema sanitario, di ridurre i costi e di garantire cure più rapide, efficaci e mirate per i pazienti con BPCO” sottolinea Alessandro Rossi, Presidente SIMG.
Ma, come sottolinea Andrea Alunni, Macroarea SIMG Cronicità “La nota 99 non tiene conto dei più recenti sviluppi. L’ultimo aggiornamento è del 15 febbraio 2022 e si basa su indicazioni GOLD di quell’anno, mentre a novembre 2024 sono state pubblicate le indicazioni più recenti che descrivono con chiarezza il percorso terapeutico ottimale da seguire in base alle caratteristiche individuali del paziente, identificando anche coloro che trarrebbero vantaggio dalla triplice terapia in singolo device, la quale garantisce numerosi benefici, come riduzione della mortalità e semplificazione del regime terapeutico, con conseguente miglioramento dell’aderenza e un risparmio economico rispetto alle terapie che prevedono l’utilizzo di più dispositivi”.
“Le motivazioni portate a difesa del piano terapeutico sono di natura clinica, economica e relative alla sicurezza dei farmaci – spiega Francesco Freddo, Macroarea SIMG dei disturbi non differibili – Tuttavia, le classi di farmaci inalatori autorizzati per la terapia di mantenimento della BPCO, ossia beta-2 agonisti a lunga durata d’azione (LABA), gli antimuscarinici a lunga durata d’azione (LAMA) e i cortisonici inalatori (ICS), presentano un profilo di sicurezza ampiamente consolidato. Il paradosso risiede nel fatto che la Nota 99 non permette al MMG di prescrivere triplici terapie in un unico inalatore, ma consente di fatto l’utilizzo della triplice in combinazione estemporanea, ossia l’utilizzo di due dispositivi distinti (LABA/ICS e LAMA). Un’ulteriore criticità riguarda le lunghe liste di attesa per l’ottenimento o il rinnovo del piano terapeutico, con ritardi significativi nell’avvio o nel proseguimento di un trattamento ottimale. Da ciò si evince come il piano terapeutico specialistico costituisca un ostacolo burocratico che auspichiamo venga rimosso”.