
Secondo uno studio pubblicato su Cell Death and Disease, diretto da
Monica Cattaneo, dell'IRCCS MultiMedica di Milano, una proteina legata alla longevità potrebbe aiutare il cuore rendendolo più resistente in caso di infarto.
Una variante genetica del gene BPIFB4 molto diffusa tra i centenari, che per questo motivo è stata battezzata Lav (Longevity Associated Variant), sembra infatti avere un'azione diretta sui cardiomiociti, rendendoli più performanti e meno vulnerabili agli effetti dell'infarto. Nella prima fase del lavoro, finanziato dal ministero della Salute e dalla British Heart Foundation, i ricercatori hanno analizzato i campioni di plasma di circa 500 pazienti infartuati tra i 59 e i 76 anni, osservando che i pazienti con malattia coronarica grave presentavano i livelli più bassi di questa proteina circolante.
Hanno poi aggiunto la proteina alla coltura cellulare, confermando la correlazione: «La proteina, aggiunta alla coltura cellulare, conferisce al cardiomiocita una maggior forza di contrazione e ne aumenta la frequenza del battito» spiega Cattaneo.
«La proteina Lav-Bpifb4 ha dato prova della sua efficacia, in modelli animali, in tutti gli studi che abbiamo condotto negli ultimi anni: nel prevenire l'aterosclerosi, l'invecchiamento vascolare, le complicazioni diabetiche, e nel ringiovanire il sistema immunologico e cardiaco. Oggi si aggiunge la protezione dall'infarto» chiosa
Annibale Puca, responsabile del laboratorio MultiMedica e firmatario dello studio, che conclude:«Questi risultati forniscono una solida base logica e una prova di concetto per il trattamento della CAD con il gene/proteina BPIFB4 della longevità».
Cell Death & Disease volume 14, Article number: 523 (2023)
https://doi.org/10.1038/s41419-023-06011-8