Dopo l'approvazione dell'anticorpo monoclonale nirsevimab da parte dell'Agenzia europea del farmaco Ema per la prevenzione delle malattie da virus respiratorio sinciziale (Vrs o Rsv nella denominazione anglosassone) nel neonato, le società scientifiche del Board del Calendario per la vita e la Società italiana di neonatologia (Sin) chiedono l'inserimento del farmaco nel Calendario di immunizzazione nazionale. "Nell'imminenza dell'autorizzazione all'immissione in commercio", gli esperti auspicano "che venga prontamente riconosciuta la novità - anche in termini regolatori - di nirsevimab, considerando la sua classificazione non quale presidio terapeutico, come sempre avvenuto per gli anticorpi monoclonali, ma preventivo", appunto "nella prospettiva dell'inserimento nel Calendario nazionale di immunizzazione".
Il Vrs - ricordano gli specialisti - è uno dei principali agenti patogeni che colpiscono le vie respiratorie nei più piccoli. A livello mondiale, tra i bambini di età inferiore ai 5 anni provoca ogni anno circa 33 milioni di casi di infezioni delle basse vie respiratorie che richiedono assistenza medica, 3,6 milioni di ospedalizzazioni e la morte di oltre 100mila bimbi. Il costo indotto è di circa 4,82 miliardi di euro. Nirsevimab, approvato in via definitiva da Ema, si caratterizza per una lunga emivita, con una protezione dimostrata per almeno 5 mesi, ovvero per un periodo corrispondente alla stagione di rischio autunno-inverno, ed è utilizzabile in una singola somministrazione. Negli studi pre-registrativi il farmaco ha dimostrato di essere sicuro, e di poter ridurre dell'80% le infezioni respiratorie da Vrs che richiedono assistenza medica e del 77% quelle che portano all'ospedalizzazione.
Da qui l'appello di Siti (Società italiana di igiene), Sip (Società italiana di pediatria), Fimp (Federazione italiana medici pediatri) e Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), parte del Board del Calendario per la vita, che insieme alla Sin - spiega una nota - sono le società scientifiche che hanno espresso la propria posizione sul possibile utilizzo di anticorpi monoclonali a lunga emivita per la prevenzione universale delle malattie da Vrs nel neonato. "Con la disponibilità di nirsevimab - afferma Paolo Bonanni, coordinatore scientifico del Board del Calendario per la vita - appare possibile una strategia di prevenzione universale delle malattie da Vrs, che andrebbe inquadrata in termini regolatori e organizzativi alla stregua di un programma vaccinale che interessi l'intera coorte di nuovi nati. Per proteggere quest'ultima, si dovrebbe pensare a organizzare la somministrazione universale di tale anticorpo direttamente in ambito ospedaliero, prima della dimissione dal reparto di maternità, per tutti i bambini nati nel periodo epidemico ottobre-marzo. I nati nel periodo aprile-settembre dovrebbero, invece, essere immunizzati passivamente a ottobre dell'anno di nascita, a cura dei servizi territoriali e del proprio pediatra di libera scelta".
Il Board del Calendario per la vita e la Sin riconoscono dunque nella disponibilità di nirsevimab "una novità di notevole importanza e di potenziale grande impatto per la sanità pubblica, nonché una possibilità preventiva universale che risponde a un bisogno medico finora insoddisfatto".
"Dopo l'allentamento nell'uso dei dispositivi di protezione individuale introdotti durante la pandemia" di Covid, sottolinea
Roberta Siliquini, presidente della Siti, "si è assistito a una rilevante recrudescenza di questo tipo di patologie. La prevenzione delle infezioni e delle malattie da Vrs nell'infante rappresenta quindi una priorità di sanità pubblica, come riconosciuto e sottolineato dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 2021. La Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica si rende disponibile, assieme ad altre società scientifiche, a qualsiasi tipo di dialogo e come supporto alle autorità di sanità pubblica per la valutazione delle più adeguate strategie di utilizzo di tale anticorpo monoclonale".
"Attualmente non vi sono terapie specifiche per la prevenzione - evidenzia
Annamaria Staiano, presidente della Sip - Ad oggi la sola misura efficace è un anticorpo monoclonale, chiamato palivizumab, in grado di prevenire le forme più gravi di malattia del tratto respiratorio inferiore, le cui indicazioni cliniche sono però limitate a una esigua quota di soggetti in età pediatrica. La disponibilità di un nuovo anticorpo monoclonale, il nirsevimab, potrebbe consentire di proteggere in via preventiva tutti i neonati da un virus che negli ultimi tempi ha mostrato un'importante recrudescenza, contribuendo a mettere in difficoltà i reparti pediatrici di molti ospedali".
Conferma
Luigi Orfeo, presidente della Sin: "In queste ultime stagioni - rimarca - è stato grande il contributo delle neonatologie e terapie intensive neonatali nell'assistere i bambini più piccoli, quelli maggiormente esposti alle forme più gravi di bronchiolite da Vrs. La neonatologia italiana è pronta a dare, come sempre, il proprio contributo, a una campagna di immunizzazione che si spera possa essere al più presto estesa a tutti i neonati".