Il Manifesto punta a un cambiamento culturale nell'opinione pubblica, nei decisori e nelle Istituzioni sensibilizzandoli sulla necessità di implementare lo screening per questa patologia, come spiega Giorgio Vittorio Scagliotti, direttore della divisione di Oncologia medica dell'Università di Torino e coordinatore scientifico di 'PolmoniAMO', in una intervista a Sanità33.
L'obiettivo di PolmoniAMO, inoltre, è quello di costruire un nuovo modello collaborativo realizzando un percorso che offra strumenti e risorse per l'attivazione di programmi di prevenzione secondaria su tutto il territorio, coinvolgendo in particolare i medici di famiglia.
Oggi il 75-80% dei casi di carcinoma polmonare è diagnosticato in fase avanzata, con ridotte probabilità di guarigione e con costi elevati a livello individuale e sociale. Solo nel 14% dei pazienti viene posta la diagnosi in stadio 1A, con tassi di sopravvivenza a cinque anni pari al 92%. "Il cancro del polmone, come tutte le neoplasie, è una patologia tempo-dipendente" precisa Scagliotti. "Una individuazione tardiva riduce l'efficacia dei trattamenti. Lo screening consente invece di ampliare le opzioni terapeutiche. La Tac a basso dosaggio del torace - aggiunge - rappresenta una promettente strategia salvavita, ma ad oggi non rientra nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal servizio sanitario nazionale". Sul fronte dell'attuale scenario terapeutico l'oncologo ricorda come "in questi ultimi anni le armi a disposizione dei clinici sono sempre più promettenti. L'oncologia di precisione ha rivoluzionato l'approccio alla diagnosi e al trattamento. Parallelamente all'introduzione delle terapie mirate si è fatta sempre più strada l'immunoterapia. È auspicabile che, nei prossimi anni, sulla base delle sperimentazioni cliniche già condotte o ancora in corso, i farmaci innovativi possano rivestire un ruolo sempre più importante anche negli stadi precoci di malattia, impiegati per esempio prima o dopo la chirurgia, per ridurre i rischi di recidiva e aumentare le possibilità di guarigione nel lungo periodo. Integrare questi trattamenti nella strategia terapeutica degli stadi precoci richiede però un'efficace e rapida individuazione del cancro, che impone l'implementazione di programmi di screening da avviare nella popolazione a maggior rischio".