Frega (Novartis) dialogo ospedale-territorio decisivo nel rendere accessibili le terapie innovative
Per dimostrare quanto la loro ricerca offra risposte di cura efficaci, le aziende farmaceutiche ormai non si limitano a promuovere soluzioni ma offrono ai pubblici decisori contributi alla costruzione di percorsi di cura avanzati e strumenti di dialogo tra medicina del territorio ed ospedaliera.
Per Pasquale Frega, Country President & Pharma Head di Novartis Italia, azienda attenta al rapporto con i medici di famiglia, la pandemia di Covid-19 ha messo in luce gli attuali limiti del Servizio sanitario nazionale, troppo centrato sull'ospedale. «Affidarsi alla dimensione ospedaliera crea colli di bottiglia, ad esempio c'è il rischio che alcuni pazienti non accedano alle cure rapidamente. La riforma della medicina territoriale contemplata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza offre la chance di costruire modelli d'intervento più centrati sul paziente. In questa rivoluzione -afferma Frega- ci siamo posti l'obiettivo di andare oltre la "mission" classica di fare ricerca-sviluppo-innovazione. L'obiettivo è impegnarsi a cambiare l'ecosistema in cui si agisce. Abbiamo iniziato ad avere riscontri da decisori pubblici. Alcune regioni hanno visto nella collaborazione tra pubblico e privato il treno per modificare i modelli assistenziali mettendo a fattor comune le competenze dei vari attori. Noi abbiamo raccolto la sfida di creare un'organizzazione più basata sulle realtà regionali». Ne è esempio «un primo, grande accordo con la Regione Friuli Venezia Giulia per istituire un polo d'innovazione in sanità; saremo partner strategico della giunta regionale».
I nuovi approcci dei produttori farmaceutici nascono anche dal constatare che i modelli fin qui adottati nel rapporto con le istituzioni- chi fa innovazione la mette a disposizione del Servizio sanitario che ne cura le modalità di utilizzo - per i nuovi farmaci non danno ampie garanzie di accessibilità ai pazienti. Frega cita l'esempio delle Car-T nei tumori, «quando queste cure sono arrivate a disposizione dei pazienti italiani, le regioni non avevano ancora stabilito quali centri dovessero effettuarle e si è perso tempo a costruire l'infrastruttura. Altro esempio è la sclerosi multipla: tuttora in Italia i nuovi farmaci, molto efficaci, non sono somministrabili a domicilio. Per creare un setting più accessibile serve uno sforzo congiunto». Nelle cure di prossimità lanciate dal Ministero della Salute con l'ambizione di portare i pazienti assistiti a domicilio dal 4 % attuale a un 10% che è sopra la media dell'Unione Europea dell 8%, oltre alla telemedicina è proprio il modello di "rete" tra professionisti a offrire risposte specie per le patologie più medicalizzate. L'esperienza del team Embrace istituito da Novartis per coordinare la gestione del rischio in alcune patologie croniche nasce dall'esigenza di far dialogare paziente, medico di famiglia, specialista ospedaliero. «Fin qui il dialogo è stato affidato ad un coordinamento su base volontaria; con Embrace, abbiamo messo a disposizione una squadra di giovani che si interfacciano con 20 mila medici di famiglia. Con 1500 Mmg -prosegue Frega - abbiamo poi sviluppato la piattaforma OPeNetche consente di rapportarsi con pazienti e specialisti per un rapido accesso alle informazioni sanitarie, e per follow up ed interventi su due patologie (psoriasi e scompenso cardiaco ndr)». Con il PNRR, «si apre per regioni e governo l'opportunità di distribuire le risposte ai cittadini su quattro livelli di cura: a domicilio, nella Casa di Comunità, nell'Ospedale di Comunità e infine nella rete degli ospedali esistenti. Aziende farmaceutiche e produttrici di medical device dovranno però fare squadra per rendere i percorsi efficienti evitando che si creino cattedrali nel deserto. Serve uno sforzo congiunto di tutti». I nuovi modelli di approccio ai pazienti passano anche per la ricerca dei target, specie in alcune patologie "non prioritarie", come l'emicrania, dove per anni sono mancati rimedi efficaci. «Disponendo di un farmaco che ne rivoluziona la cura, abbiamo iniziato a cercare i pazienti in rete e li abbiamo informati della nuova disponibilità e della possibilità di applicare un approccio diagnostico che arriva alla risposta terapeutica su base interamente digitale. Credo sia un esempio di come si usano le nuove tecnologie per rivoluzionare il percorso d'accesso del paziente alla cura. Le opportunità sono tante. La sanità può approfittare molto della rivoluzione digitale, serve cogliere le opportunità che si presentano. Come serve sviluppare forme di analisi sistematica degli impatti delle nuove tecnologie: il dibattito in corso nelle istituzioni sta andando in questa direzione».
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