Superare le deroghe introdotte durante l’emergenza Covid e rendere strutturali le regole per il riconoscimento dei titoli sanitari conseguiti all’estero. È l’indicazione che emerge dalle interviste pubblicate su Il Sole 24 Ore al ministro della Salute Orazio Schillaci e al presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, sul futuro delle procedure di accesso alla professione in Italia.
Il tema riguarda le misure straordinarie introdotte a partire dal periodo pandemico, che hanno consentito alle Regioni di riconoscere in modo semplificato titoli di studio extra Ue per far fronte alla carenza di personale sanitario. Un impianto emergenziale che, secondo entrambi gli interlocutori, non può diventare strutturale senza adeguate garanzie di qualità e sicurezza.
Il ministro Schillaci sottolinea la necessità di chiudere una fase caratterizzata da applicazioni disomogenee sul territorio e di approvare l’Intesa Stato-Regioni già definita, che mira a rendere strutturali criteri uniformi di valutazione. L’obiettivo, spiega, è superare un sistema che ha prodotto differenze tra i percorsi di riconoscimento e rafforzare il ruolo del Ministero nella verifica dei titoli, della formazione e delle competenze, inclusa la conoscenza della lingua italiana, prevedendo eventuali esami di compensazione.
Sulla stessa linea il presidente della FNOMCeO, Anelli, che richiama il valore sostanziale dei passaggi ordinari di accesso alla professione. Il riconoscimento del titolo, la verifica della lingua e l’iscrizione agli Ordini, osserva, non sono formalità amministrative ma strumenti di tutela della salute dei cittadini. Anelli segnala l’esistenza di un “doppio binario”: da un lato il percorso ministeriale, con valutazioni approfondite e integrazioni formative quando necessarie; dall’altro procedure regionali semplificate, che hanno consentito l’ingresso di professionisti senza controlli equivalenti.
Il presidente FNOMCeO richiama anche episodi recenti e pronunce della giustizia amministrativa che hanno messo in discussione alcune procedure regionali, ribadendo che la carenza di personale non può giustificare l’abbassamento degli standard. Da qui la richiesta di approvare senza ulteriori rinvii l’Intesa Stato-Regioni, già condivisa con gli Ordini professionali, per riportare il sistema entro un quadro regolatorio stabile.
La necessità condivisa è di superare definitivamente le deroghe emergenziali e di costruire un modello strutturale che tenga insieme fabbisogno di personale, qualità della formazione e sicurezza delle cure, evitando scorciatoie che rischiano di compromettere la fiducia dei cittadini nel Servizio sanitario nazionale.