La Conferenza dei rettori (Crui), con la partecipazione della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, ha definito l’indicazione relativa alla frequenza minima richiesta agli studenti per sostenere le prove previste nel semestre aperto dei corsi di area medica. Per accedere agli esami lo studente deve aver registrato un tasso di presenze almeno pari al 51% delle attività. Qualora la soglia non sia raggiunta, lo studente sarà comunque ammesso a sostenere la prova dopo lo svolgimento di specifiche attività di recupero organizzate dall’ateneo.
La decisione si inserisce nel percorso di attuazione del semestre aperto, introdotto nell’ambito della riforma dell’accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina veterinaria. La riforma prevede l’abolizione del test unico nazionale d’ingresso e l’accesso libero iniziale, con valutazione progressiva delle competenze acquisite durante il semestre. Il requisito delle presenze si applica alle attività curriculari individuate dagli atenei. In caso di frequenza insufficiente, sarà il singolo corso di laurea a definire le modalità di recupero, anche con lezioni integrative o attività assistite.
Parallelamente, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha stanziato 50 milioni di euro a favore delle università statali coinvolte, per sostenere l’organizzazione del semestre aperto e la gestione dei servizi rivolti agli studenti. Il finanziamento riguarda quarantaquattro atenei e si articola in tre componenti: una quota standard di 11 milioni, pari a 250mila euro per ciascun ateneo; una quota variabile di 30 milioni, assegnata in base al numero degli studenti iscritti al semestre aperto; una quota di 9 milioni, legata all’aumento dei posti disponibili in Medicina e chirurgia in lingua italiana nell’anno accademico 2025/2026 rispetto al precedente.
Per l’anno accademico in corso sono disponibili 24.026 posti, 3.002 in più rispetto al 2024/2025. Le risorse, secondo quanto comunicato dal MUR, mirano a rafforzare le capacità organizzative e didattiche degli atenei, sostenendo l’ampliamento dell’offerta formativa.
«L’introduzione del semestre aperto e l’abolizione del test d’ingresso non sono una riforma a costo zero. Vogliamo che ogni studente possa contare su un percorso di formazione solido e all’altezza delle sfide della sanità del futuro», ha dichiarato Anna Maria Bernini.