Attualità
Salute mentale
10/10/2025

Un medico o infermiere su tre soffre di depressione. I dati di Oms Europa

È quanto emerge dalla nuova indagine dell'Oms Europa pubblicata in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale

medico dottore testa fra le mani

Un operatore sanitario su 3 soffre di depressione, 1 su 10 ha pensieri suicidi passivi che sono noti per predire possibile tentativi di togliersi la vita. È quanto emerge dalla nuova indagine dell'Oms Europa pubblicata in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. I risultati dell'indagine "sono un duro promemoria del fatto che i sistemi sanitari europei sono forti quanto le persone che li gestiscono", ha affermato Hans Kluge, direttore regionale dell'Oms per l'Europa - 1 operatore sanitario su 3 soffre di depressione o ansia e più di 1 su 10 ha pensato di togliersi la vita o di farsi del male. Questo è un peso inaccettabile per chi si prende cura di noi. Non deve essere per forza così". 'The Mental Health of Nurses and Doctors (MeND)' è la più ampia survey mai realizzata, con oltre 90mla risposte raccolte - e analizzate - da tutti i 27 paesi dell'Unione Europea, oltre a Islanda e Norvegia. Il sondaggio si è svolto da ottobre 2024 ad aprile 2025 ed è stato diffuso tramite sei associazioni mediche e infermieristiche europee e le rispettive associazioni nazionali affiliate. Il numero totale di risposte è stato di circa 120mila, di cui 90.171 valide incluse nell'analisi finale. Nei 29 paesi partecipanti, il tasso di risposta variava da meno dell'1% al 34% a seconda della professione, ma le distribuzioni per età e genere riflettevano ampiamente quelle della popolazione del personale sanitario di riferimento.

Secondo l'indagine, "nell'ultimo anno 1 operatore sanitario su 3 ha subito mobbing o minacce violente sul lavoro; il 10% ha subito una violenza fisica o una molestia sessuale", sul lato 'burnout' - la sindrome da stress cronico soprattutto legato al troppo lavoro - dall'indagine emerge che "1 medico su 4 lavora più di 50 ore a settimana" e quasi un terzo (32%) dei medici e un quarto (25%) degli infermieri hanno contratti di lavoro temporanei, il che è fortemente correlato a una maggiore ansia per la sicurezza del posto di lavoro". Secondo il report, "medici e infermieri che subiscono una violenza, lavorano costantemente per molte ore e su turni (soprattutto di notte) hanno molte più probabilità di essere depressi, di soffrire di ansai e di avere pensieri suicidi". Infatti, medici e infermieri mostrano "una prevalenza doppia di pensieri suicidi rispetto alla popolazione generale", si legge nel report. Secondo Kluge, "serve tolleranza zero nei confronti della violenza e delle molestie nelle strutture sanitarie; riformare i turni e gli straordinari per porre fine alla cultura del lavoro fino allo sfinimento; ridurre i carichi di lavoro eccessivi - prosegue - investendo in assunzioni più intelligenti e flussi di lavoro semplificati, sfruttando anche la potenza delle tecnologie digitali come l'intelligenza artificiale; e garantire che ogni operatore sanitario abbia accesso a un supporto per la salute mentale riservato e libero da stigma".

Dal report emerge che, a seconda del paese, "fino al 40% dei medici e infermieri con sintomi di depressione ha dichiarato di aver preso un congedo per malattia nell'ultimo anno". E "tra l'11 e il 34% degli operatori sanitari ha dichiarato di stare pensando di lasciare il lavoro". Questi dati secondo gli esperti dell'Oms Europa si traducono "in tempi di attesa più lunghi per i cittadini e una riduzione della qualità dell'assistenza". "In tutta Europa, le pressioni a cui sono sottoposti medici e infermieri possono essere diverse, che si tratti di lunghe ore di lavoro in un Paese, di contratti a tempo determinato in un altro o di violenza sul posto di lavoro in un altro ancora, ma l'impatto sulla salute mentale è universale - ha affermato Natasha Azzopardi-Muscat, direttrice dei Sistemi sanitari dell'Oms Europa - Misuriamo la capacità ospedaliera contando i posti letto e gli esiti degli interventi chirurgici in termini di tassi di sopravvivenza, ma troppo spesso non riusciamo a misurare il benessere di chi fornisce assistenza. Questi risultati dimostrano che la salute mentale deve essere considerata una misura fondamentale delle prestazioni, proprio come la sicurezza dei pazienti o la capacità ospedaliera. La resilienza dei nostri sistemi sanitari e assistenziali - ha concluso - è valida solo quanto la resilienza delle donne e degli uomini che dedicano la loro vita alla cura degli altri".

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