La carenza di infermieri in Italia resta una delle criticità più urgenti del Servizio sanitario nazionale. A fotografare la situazione e a indicare le possibili soluzioni è il ministro della Salute Orazio Schillaci, che in un’intervista al Corriere della Sera ha tracciato un bilancio dell’attuale stato delle professioni sanitarie, dai medici agli infermieri, passando per le prospettive di riforma e il tema sempre attuale delle retribuzioni.
“Rispetto al periodo pre-pandemia i medici non sono diminuiti numericamente, anche se alcune specialità restano scoperte”, ha spiegato il ministro. “Diverso è il caso degli infermieri, il cui numero continua a essere tra i più bassi dei Paesi Ocse in rapporto alla popolazione. Con paghe migliori, la professione potrà tornare attrattiva, anche grazie all’istituzione di tre nuovi percorsi specialistici che contribuiranno a qualificare la categoria”.
Schillaci ha annunciato che la prossima Legge di Bilancio conterrà risorse dedicate ad aumentare le indennità di specificità e ad alleggerire i vincoli del rapporto di esclusività.
“È giusto – ha dichiarato – consentire agli infermieri di esercitare anche attività libero-professionale dopo le 38 ore settimanali. La norma è già prevista dal Decreto Bollette 2023, ma finora è stata applicata solo in parte”.
Il ministro è tornato anche sul discusso tema del reclutamento di infermieri stranieri. “Il progetto con l’India è ancora sul tavolo”, ha confermato, “potenzialmente efficace, visto che potremmo attingere a un bacino di circa tre milioni di professionisti. Stiamo però valutando anche altre soluzioni: in Lombardia sono arrivati infermieri argentini, altrove dal Paraguay, dall’Albania e dall’Indonesia. L’importante è verificare la piena equivalenza dei titoli. Resta una misura tampone, in attesa di interventi più strutturali”.
Non tarda la replica del sindacato Nursing Up, che definisce il ricorso al reclutamento dall’estero una “scorciatoia” contraddittoria e approssimativa.
“È pericoloso pensare che missioni all’estero possano risolvere problemi strutturali come liste d’attesa interminabili, reparti sotto pressione e personale stremato. Servono misure concrete di valorizzazione del personale già presente, a partire dall’estensione della libera professione agli infermieri e alle ostetriche” ha affermato commenta Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato.
De Palma si sofferma poi sull’esempio della regione Lombardia, ricordando come già il “Progetto Magellano”, incentrato sul reclutamento di infermieri sudamericani formati in corsi accelerati, non abbia prodotto risultati tangibili.
“Prima i sudamericani, ora gli uzbeki. Domani chissà chi arriverà – commenta Antonio De Palma – Ma la verità è che la Lombardia continua a perdere centinaia di infermieri ogni anno senza affrontare la vera emergenza. Mancano oltre 10.000 professionisti, e circa 500 ogni anno scelgono di lavorare nella vicina Svizzera, attratti da stipendi e condizioni di lavoro migliori”.
Per il sindacato, la priorità è fermare la fuga di professionisti e restituire attrattività alla professione infermieristica.
“Condizioni di lavoro dignitose, stipendi competitivi e reali prospettive di crescita – conclude De Palma – sono gli unici strumenti per restituire fiato al sistema sanitario. Le campagne di reclutamento all’estero rischiano di restare solo fumo negli occhi”.