Al Congresso nazionale dello Snami, il sindacato dei medici di medicina generale ha lanciato un doppio messaggio: riconoscere alla categoria un ruolo centrale nel Servizio sanitario nazionale e trasformare il Corso di Formazione in Medicina Generale in una specializzazione universitaria.
Aprendo i lavori, il presidente nazionale Angelo Testa ha definito la medicina generale “la spina dorsale della salute pubblica” e ha chiesto “rispetto, coerenza e risorse vere”, criticando modelli organizzativi che rischiano di ridurre il ruolo del medico di famiglia a quello di un “ingranaggio burocratico”. Lo Snami ribadisce il no al ruolo unico e alle Case di Comunità “come scatole vuote”, chiedendo invece una riforma partecipata che investa in personale di supporto e strumenti digitali interoperabili.
Durante il congresso è stato affrontato anche il tema dell’accesso alla medicina generale, con particolare attenzione alla carenza di candidati nei concorsi regionali. Secondo Testa, “la mancata riforma del percorso formativo e la sovrapposizione con le assegnazioni delle scuole di specializzazione universitarie” generano squilibri territoriali e abbandoni, che oggi interessano circa il 20% dei corsisti.
Il sindacato chiede una prova unica nazionale e una pianificazione coerente tra università e formazione regionale, per evitare sprechi e rendere attrattiva la professione. “Finché la medicina generale resterà una formazione di serie B – ha dichiarato Testa – continueremo a perdere giovani medici e a impoverire il territorio”.
Lo Snami conclude ribadendo che senza un investimento strutturale in formazione, dignità professionale e autonomia clinica, la sanità di prossimità non potrà reggere le sfide della cronicità e dell’invecchiamento della popolazione.