Ripensare la medicina territoriale con “una proposta concreta per salvare la sanità di prossimità” è questo l’oggetto di una lettera inviata dallo Snami – Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani – ai vertici delle istituzioni: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Salute Orazio Schillaci e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga
Nel testo, lo Snami denuncia una “crisi senza precedenti” nella medicina del territorio, aggravata da una carenza cronica di medici di base e da un sistema che “stremando i professionisti li spinge al pensionamento anticipato”. Il sindacato attacca direttamente le riforme degli ultimi anni, definite “fallimentari”, come il Ruolo Unico, le Aggregazioni Funzionali Territoriali (Af) e le Unità Complesse di Cure Primarie (Uccp). «Non hanno migliorato l’assistenza territoriale, ma l’hanno resa più frammentata e disfunzionale», si legge nella lettera.
Una critica frontale è rivolta all’entrata a regime del Ruolo Unico, che secondo i medici dello Snami allontana il medico dal suo compito principale – l’assistenza diretta al cittadino – per obbligarlo a turni in strutture As. «Si butta via la prossimità dell’assistenza», afferma il sindacato, sottolineando che in questo contesto “nessun giovane medico sarà invogliato a intraprendere questo percorso professionale”.
Tre le richieste centrali rivolte alle istituzioni: la revoca dei modelli organizzativi ritenuti inefficaci; un investimento concreto e strutturale nella medicina di prossimità, con risorse, strumenti e maggiore autonomia per i medici di famiglia; e condizioni di lavoro più dignitose, con meno burocrazia e più sostegno.
L’allarme lanciato dallo Snami è netto: «Il rischio è quello del ‘gettonismo del territorio’», un sistema disorganico, costoso e privo di continuità che metterebbe a rischio l’intera architettura della sanità di base italiana. Un modello, si legge ancora nella lettera, «che minerebbe alle fondamenta il principio di medicina di prossimità, pilastro del nostro Servizio Sanitario Nazionale».
Il sindacato si dice pronto alla collaborazione, ma avverte: «È necessario voltare pagina. La medicina generale deve tornare al centro delle politiche sanitarie, con un modello semplice, efficace e vicino alle persone».