“Non è il tipo di contratto il vero nodo della medicina generale. Quello che conta è che i medici di famiglia lavorino in team all’interno delle Case di comunità”. Lo ha dichiarato il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto all’evento “Salute e Sanità, il doppio binario”, organizzato da Adnkronos al Palazzo dell’Informazione a Roma.
Schillaci ha ribadito la sua posizione sul dibattito in corso relativo alla possibile trasformazione dei medici di medicina generale da convenzionati a dipendenti del Servizio sanitario nazionale. “Viene molto esaltato il problema del tipo di rapporto di lavoro che dovrebbero avere i medici di famiglia con il Ssn, dipendenza o convenzione. Ma questo non è un argomento che mi esalta particolarmente, nel senso che io credo che sarebbe giusto lasciare ai medici la scelta”, ha affermato. “Soprattutto alle nuove leve, per poi andare a vedere dopo 2-3 anni che decisione ha prevalso”.
Il ministro ha inoltre sottolineato come le esigenze del personale medico stiano cambiando, anche alla luce del mutato profilo demografico della categoria. “Oggi due terzi delle persone che studiano Medicina sono donne, e le donne forse hanno anche delle esigenze diverse dagli uomini, forse preferiscono in qualche caso avere un tipo di rapporto lavorativo diverso”, ha osservato. “E allora credo sia giusto lasciare libertà di scelta, per poi monitorare l’evoluzione”.
Sul tema della medicina territoriale, Schillaci ha riconosciuto criticità nella realizzazione delle Case di comunità previste dal Pnrr: “La situazione è a macchia di leopardo. Ci sono Regioni che stanno molto avanti e altre che sono molto indietro. Abbiamo fatto il punto con i presidenti e mandato lettere puntuali per evitare ritardi”. Ha però aggiunto: “Non ho motivo di credere che non ci sarà collaborazione da parte dei medici di medicina generale, come c’è stata da parte delle Regioni”.
Il ministro ha poi ricordato l’importanza delle Case di comunità per colmare le lacune evidenziate durante la pandemia. “Quando guardiamo a quello che è avvenuto col Covid, ci rendiamo conto come in Italia sia mancata la medicina territoriale. Per questo è stato giusto destinare una parte importante dei fondi Pnrr a questo ambito. Ma i fondi del Pnrr sono per le infrastrutture. Il Governo ha quindi stanziato quest’anno 250 milioni, e 350 milioni per il prossimo anno, per assumere il personale”.
“I medici di medicina generale rappresentano il primo presidio di sanità per i cittadini”, ha concluso Schillaci, “e una parte del loro debito orario dovrà essere svolta all’interno delle strutture della medicina territoriale, insieme a team multispecialistici dove non possono mancare né loro né il personale infermieristico”.